Ad Aielli il ragno è chiamato ranghë.
Questa voce non trova riscontro, che io sappia, nelle altre parlate
locali che si sono allineate più o meno con l’it. ragno, il quale proviene
dal lat. arane-u(m) con la
caduta della vocale /a/ iniziale e la palatalizzazione della consonante
/n/. E allora come si spiega la
pronuncia gutturale dell’aiellese ranghë? In greco la parola suonava arákhnē,
voce che spiega benissimo quella aiellese, la quale ha attuato solo una
normale metatesi nel nesso consonantico –khn- diventato così –nkh- ed è l’esito della trafila aránkhē > ránkhē > ránghë. La radice è del resto ben evidente
nel verbo aiellese-abruzzese arrancà ‘arrampicarsi’ come fa
appunto il ragno. Questo arrancà però pare non debba essere confuso con l’it. arranc-are ‘procedere claudicando, con
affanno’ per il quale si pensa ad una radice germanica, ma io credo che non sia
detta l’ultima, perché l’azione di arrampicarsi
può rendere bene anche l’idea del procedere affannosamente.
Ora il
problema è un altro, però. Noi siamo portati a credere che vuoi il latino arane-u(m) (che anticamente doveva avere una
forma *aracne-um) vuoi le altre forme dialettali derivino dal suddetto
termine greco. Io non lo credo. Anni fa
ho scritto diversi articoli riguardanti le parole di origine greca ad Aielli e
nella Marsica, nei quali sono arrivato alla conclusione che quelle parole erano
presenti da noi da tempo immemorabile.
Le tribù indoeuropee che avrebbero dato origine al greco e quelle che
avrebbero generato le lingue italiche, vivevano mescolate insieme e avrebbero
portato con sé parole che poi sarebbero sembrate di derivazione greca, ma erano
di origine indoeuropea sia per i Greci che per gli Italici. Non è sostenibile
che parole riguardanti la quotidianità più elementare siano state mutuate dal
greco come succede per i termini relativi ad oggetti commerciali o idee
culturali.
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