lunedì 6 luglio 2020

Aiellese ‘ngacasse ‘diventare indolente’.




    L'aiellese 'n-cac-àsse non mi pare presente in altri dialetti della Marsica, ma quasi sicuramente mi sbaglierò. Sembra un banale e brutto verbo tratto da cac-are (gr. kakk-á-ein ‘defecare), ma non è così. Il significato che pressappoco è 'diventare indolente, inetto, incapace' mi sorprende, e non poco, perchè punta dritto con la sua radice cac- al notissimo aggettivo greco kak-òs dal valore generico di 'cattivo (di carattere)' ma anche 'privo di buone qualità, inabile, inetto'. Naturalmente esso non ci perviene dal greco storico ma molto, molto prima. L'aggettivo dovrebbe essere noto anche alla maggior parte degli italiani, pur se poco acculturati per quanto riguarda le lingue. Esso infatti costituisce, ad esempio, il primo membro del termine culturale caco-fonia 'espressione composta di suoni piuttosto aspri, stridenti'. La lingua non finisce mai di stupire!

     Ora, siccome in italiano, la lingua dominante, ma anche nei dialetti, la radice più diffusa è quella relativa al verbo cac-are nel significato di ‘defecare’, è successo che anche le parole che invece molto presumibilmente rimandano alla radice di gr. kak-όs ‘cattivo, vile, inetto’ ne abbiano subito una forte influenza, come chiaramente rivela il celanese ‘n-gac-azz-àtë ‘che ha il significato di ‘seduto, senza alcuna voglia di muoversi’.  Questo participio passato (che presuppone il verbo, ora scomparso, *’n-gac-azz-àssë < ‘n-gac-acci-àsse)) non può avere però nessun rapporto col significato del verbo dial. cac ‘defecare’ dato che esso indica tutt’altra cosa.  Inoltre si incontrano nei nostri dialetti aggettivi o sostantivi  come cac-όnë ‘pauroso’ cac-acci-ònë  ‘pauroso’ che quindi non pare poter derivare dal dial. cac-accia, nel significato di ‘merda liquida’ come nel trasaccano dissimilato cac-àrcia[1], il quale però significa anche ‘paura’ come ad Avezzano-Aq, dove manca l’altro significato di ‘merda’[2].  E ci risiamo! La realtà è dunque questa, che il gr. kak-όs (simile  alla radice di cac-are) significava anche vile, detto di comandante o guerriero’, e quindi lo slittamento del significato a ‘codardo, pauroso’ è del tutto naturale come è stato inevitabile l’incrocio col verbo sunnominato. 

   La questione è più complicata di quanto si crede, però,in conseguenza del fatto che chi è sotto una forte impressione di paura può anche involontariamente farsela sotto.  A me risulta che ci può essere un aumento della motilità gastrointestinale quando si è in preda a paura ma che difficilmente si arriva alla defecazione involontaria: forse i ragazzini possono farsela addosso non solo per paura ma anche per altre cause.  E questo ha fatto slittare il normale significato di farsela sotto (defecarsi e urinarsi addosso) in quello di ‘essere in preda alla paura’, per la compresenza delle due radici uguali nella forma. In greco esiste addirittura quella che può essere definita la fotocopia  dell’aiellese ‘n-gac-àssë e cioè en-kaké-ein ‘ diportarsi male in; omettere, trascurare; avere noia, indolenza’ nel vocabolario del Rocci.
   
     




[1] Cfr. Q. Lucarelli, Biabbà A-E, Grafiche Di Censo, Avezzano-Aq, 2003

[2] Cfr. Buzzelli-Pitoni. Vocabolario del dialetto avezzanese, senza editore, 2002.

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