mercoledì 8 luglio 2020

Calabrache.


                                      

                                         

   Il significato del composto italiano cala-brache è ‘pavido, sempre pronto a cedere’, ma mi pare che nessuno si sia chiesto mai perché questa azione, segno di scostumatezza e indegnità, sia diventata, ad un certo punto, anche indice di pavidità e arrendevolezza.   Io penso che  nessuno, sano di mente, possa arrivare a tanto, senza esservi costretto.  Un fifone non è detto che debba essere per forza un gratuito maleducato. Questo, allora, è uno di quei casi in cui bisogna cercare, possibilmente, strati linguistici molto lontani in cui i due componenti della parola possano significare altro.
 
    Si incontra infatti in greco l’aggett. brakh-ýs ‘breve, corto, basso’, debole, piccolo, vano, insignificante, mediocre, vile’ detto, quest’ultimo soprattutto del guadagno, in senso dispregiativo: come quando noi usiamo le espressioni il vil denaro, il vile guadagno.   Suppongo allora che il  nostro cala-brache possa affondare le origini in uno strato prelatino, che era pieno di radici greche, come ho mostrato in diversi articoli del mio blog.  Esso doveva essere un composto tautologico del tipo *khalai-brakh-ýs, il cui primo membro khalai- era una radice della famiglia del verbo gr. khalá-ein ‘allentare, rilassare’ e anche ‘cedere’.  Allora dovremmo esserci in pieno, a mio parere. Il cala-brache non è, come l’italiano dice chiaramente in superficie, ‘colui che abbassa le brache’ ma ‘colui che cede vilmente’, un pavido, un debole, un uomo arrendevole.

  Inoltre è stato questo composto, a far sviluppare in italiano espressioni come: 1) mi cascano le brache 2) avere le brache alle ginocchia che significano ‘mi sento avvilito, sentirsi scoraggiato, perdersi d’animo, sentirsi impotente’ sempre derivando ingiustamente questa arrendevolezza dal fatto di calar(si) le brache che è solo un atto indegno e non per forza indice di un animo vile.

    Anche l’espressione mi cascano (cadono) le braccia, che esprime gli stessi significati,  credo sia stata messa in moto dall’originario cala-brache.  Le braccia che cadono prive di forza lungo i fianchi, sono però un’immagine concreta e diretta per esprimere l’avvilimento in cui si è caduti. Dal latino brac-as ‘brache’ si poteva passare per etimologia popolare al lat. brachi-a ‘braccia’.  C’è comunque da notare che il lat. brac-as non indicava le mutande, bensì una sorta di pantaloni un po’ larghi, indossati in genere da popoli galli. Quindi, un’espressione omosemantica con la presenza di questa parola in latino non poteva esistere.  Perché  le brac-as  diventassero anche le ‘mutande’ bisognava  attendere il medioevo.  Ed è nel medioevo che in alcune città del nord, il debitore insolvente veniva costretto a sedersi su una pietra e obbligato a calarsi le brache, per essere esposto al pubblico ludibrio.  Quindi questa calata di brache mirava a ridicolizzare il debitore insolvente e non a metterne in rilievo la sua  pavida arrendevolezza, dato anche che l’atto disdicevole non lo compiva volontariamente.  Solo è presumibile che l’espressione indicante inizialmente, in modo astratto e in altro contesto, viltà e debolezza si adattasse a suscitare ridicolaggine nel nuovo contesto in cui il debitore insolvente veniva effettivamente costretto a calarsi le brache. Insomma, la effettiva calata di brache dell’insolvente avrebbe trasformato in atto ridicolo concreto il precedente significato di viltà legato astrattamente a quella espressione.

    C’è un’altra difficoltà: calabrache  nel significato di ‘pavido, pusillanime, ecc.’ compare solo nel Vocabolario della lingua italiana (della Reale Accademia d’Italia), vol.I,  Milano, 1941.  Nel significato di ‘tipo di gioco di carte’ risale al 1545 (in Pietro Aretino).  Ora, come mai calabrache compare nel significato che sappiamo solo nel Vocabolario suddetto? Vi è stato inserito dai compilatori del vocabolario? E dove lo hanno preso? A mio parere esso circolava da sempre in qualche dialetto.  Il vocabolario Treccani afferma che la parola, nei due significati, deriva dall’espressione calare le brache che vale ‘arrendersi, dichiararsi vinto’.  Ma perché mai questa espressione dovrebbe avere  questo significato, se non si presuppone il composto antichissimo, formato di radici greche da cui sono partito?  


Nessun commento:

Posta un commento