Il significato del composto italiano cala-brache è ‘pavido,
sempre pronto a cedere’, ma mi pare che nessuno si sia chiesto mai perché
questa azione, segno di scostumatezza e indegnità, sia diventata, ad un certo
punto, anche indice di pavidità e arrendevolezza. Io penso che
nessuno, sano di mente, possa arrivare a tanto, senza esservi costretto. Un fifone non è detto che debba essere per
forza un gratuito maleducato. Questo, allora, è uno di quei casi in cui bisogna
cercare, possibilmente, strati linguistici molto lontani in cui i due componenti
della parola possano significare altro.
Si incontra infatti in greco l’aggett. brakh-ýs ‘breve, corto, basso’, debole, piccolo, vano,
insignificante, mediocre, vile’ detto, quest’ultimo soprattutto del
guadagno, in senso dispregiativo: come quando noi usiamo le espressioni il vil
denaro, il vile guadagno. Suppongo
allora che il nostro cala-brache possa affondare le origini in
uno strato prelatino, che era pieno di radici greche, come ho mostrato in
diversi articoli del mio blog. Esso
doveva essere un composto tautologico del tipo *khalai-brakh-ýs, il cui primo membro khalai- era una radice della famiglia del verbo gr. khalá-ein ‘allentare, rilassare’ e anche ‘cedere’. Allora dovremmo esserci in pieno, a mio
parere. Il cala-brache non è, come l’italiano dice chiaramente in
superficie, ‘colui che abbassa le brache’ ma ‘colui che cede vilmente’, un
pavido, un debole, un uomo arrendevole.
Inoltre è stato questo composto, a far sviluppare in italiano
espressioni come: 1) mi cascano le brache 2)
avere le brache alle ginocchia che
significano ‘mi sento avvilito, sentirsi scoraggiato, perdersi d’animo,
sentirsi impotente’ sempre derivando ingiustamente questa arrendevolezza dal
fatto di calar(si) le brache che è
solo un atto indegno e non per forza indice di un animo vile.
Anche l’espressione mi cascano
(cadono) le braccia, che esprime gli stessi significati, credo sia stata messa in moto dall’originario
cala-brache. Le braccia che cadono prive di forza lungo i
fianchi, sono però un’immagine concreta e diretta per esprimere l’avvilimento
in cui si è caduti. Dal latino brac-as ‘brache’ si poteva passare per etimologia popolare al lat. brachi-a ‘braccia’. C’è comunque da notare che il lat. brac-as non indicava le mutande, bensì una sorta di pantaloni un po’ larghi, indossati in
genere da popoli galli. Quindi, un’espressione omosemantica con la presenza di questa parola
in latino non poteva esistere.
Perché le brac-as diventassero anche le
‘mutande’ bisognava attendere il
medioevo. Ed è nel medioevo che in
alcune città del nord, il debitore insolvente veniva costretto a sedersi su una
pietra e obbligato a calarsi le brache,
per essere esposto al pubblico ludibrio.
Quindi questa calata di brache mirava a ridicolizzare il debitore
insolvente e non a metterne in rilievo la sua pavida arrendevolezza, dato anche che l’atto
disdicevole non lo compiva volontariamente.
Solo è presumibile che l’espressione indicante inizialmente, in modo
astratto e in altro contesto, viltà e
debolezza si adattasse a suscitare ridicolaggine nel nuovo contesto in cui
il debitore insolvente veniva effettivamente costretto a calarsi le brache. Insomma, la effettiva calata di brache
dell’insolvente avrebbe trasformato in atto ridicolo concreto il precedente
significato di viltà legato
astrattamente a quella espressione.
C’è un’altra difficoltà: calabrache
nel significato di ‘pavido, pusillanime,
ecc.’ compare solo nel Vocabolario della
lingua italiana (della Reale Accademia d’Italia), vol.I, Milano,
1941. Nel significato di ‘tipo di gioco
di carte’ risale al 1545 (in Pietro Aretino).
Ora, come mai calabrache
compare nel significato che sappiamo solo nel Vocabolario suddetto? Vi è stato
inserito dai compilatori del vocabolario? E dove lo hanno preso? A mio parere
esso circolava da sempre in qualche dialetto.
Il vocabolario Treccani afferma che la parola, nei due significati, deriva
dall’espressione calare le brache che
vale ‘arrendersi, dichiararsi vinto’. Ma
perché mai questa espressione dovrebbe avere
questo significato, se non si presuppone il composto antichissimo, formato di radici greche da cui sono partito?
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