Il cosiddetto aglio romano è
una pianta selvatica, piuttosto rara, che cresce in luoghi incolti, sassosi ma su suolo limoso-argilloso, fresco in
profondità. Attualmente non è presente
nella vasta area composta da Lazio-Abruzzo-Molise-Umbria-Marche-Lombardia-Valle
d’Aosta-Puglia-Lucania-Calabria-Sicilia-Sardegna. E’ presente in Campania,
nella valle dell’Ufita, e in Toscana. E’ presente, ma come avventizia, in
Piemonte, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia[1].
Quindi il nome di aglio romano è piuttosto strano, non attecchendo la pianta né nel territorio
romano né nel Lazio. Qualcuno osserverà
che quando comparve quel nome, la pianta era presente, magari in abbondanza,
nella zona di Roma. E’ la stessa
situazione verificatasi per il toponimo Cepagatti-Pe
che deriverebbe dall’espressione latina cepa
gatti ‘cipolla del gatto’, altro nome dell’aglio romano, in dialetto locale
cepaiattë. Ma la rarità di questo tipo di aglio sembra
essere dovuta, più che alla temperatura media di un luogo, che può facilmente
variare di epoca in epoca, alla natura particolare del terreno, che cambia più
difficilmente.
La piantina è nota anche come agli-porro
(Toscana), rocambola ‘Veneto’, rocambola romana (Italia), ulpicio (Toscana). Ora,
agli-porro non è altro che una tautologia, rocambola si ritrova tale e quale nel fr. rocambole che il mio vocabolario traduce con ‘aglio spagnolo’, un
altro tipo d’aglio che non so quale sia. Comunque il termine è il ted. Rocken-bolle il cui secondo membro -bolle significa 'cipolla'. Il primo, che forma una tautologia, deve essere parente dell'ingl. rock 'pietra, roccia, gemma'. Rocambola
romana è una specie di tautologia, dato che il secondo termine, in forma di
aggettivo, è già presente, appunto, nella denominazione aglio romano. Resta ulpicio che sembra un po’ strano ma che
in realtà è il lat. ulpic-u(m) ‘sorta di
porro selvatico’.
Ma non abbiamo però spiegato perché l’aglio romano ha quel nome.
Esclusa la considerazione suddetta, e cioè che in tempi lontani magari
esso era frequente nella campagna romana, non ci resta a mio parere che gettare
uno sguardo sulla radice di lat. rum-a(m) ‘mammella’ (una rotondità) oltre a
‘stomaco, gola’. Radice che altri hanno
tratto in ballo, giustamente, per indicare lo stesso colle del Palatino dove
sorse la prima Roma fatta di capanne. A
Luco dei Marsi la rumm-èlla è la ‘mammella’ e un monte vi è chiamato Rom-an-èlla.
Nel dialetto di Gallicchio-Pt in Lucania il nome masch. rùmm-ëIë significa ‘pietra di forma
rotonda’[2]. In
italiano il romano è il peso
scorrevole di forma rotondeggiante del braccio della stadera, e il nome è fatto
derivare dall’arabo rummān
‘melagrana’, per via della somiglianza.
Ma io preferisco ricondurlo alla
radice suddetta per ‘rotondità’ entro i
cui confini comunque potrebbe stare benissimo anche la melagrana araba.
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