lunedì 29 giugno 2020

Cepagatti.




   Ho letto la spiegazione di A. Sciarretta[1] circa l’origine e il significato di questo toponimo, relativo ad un centro non lontano da Pescara, lungo la valle del Pescara, in zona collinare, mi sembra.  Non trovo nulla da eccepire nelle sue chiare osservazioni che smontano tutte le fantasiose supposizioni sul suo nome, che non è come  un rebus da risolvere in maniera fantasiosa e pirotecnica, ma è appunto un semplice nome che, all’origine non aveva nulla di strano e probabilmente era legato alla natura del terreno o anche alla vegetazione locale. 

  Quello che mi lascia insoddisfatto e perplesso, nel suo ragionamento,  è la conclusione  perentoria che lega il toponimo all’espressione latina cepa catti ‘cipolla del gatto’ riflessa in un termine dialettale, ora scomparso, cepaiatte, che indicava l’aglio romano, come affermano notevoli linguisti.   Intendiamoci: secondo me una probabilità su dieci che questa sua interpretazione sia vera  ce l’ha, ma diverse sono le considerazioni che me la fanno scartare.  1) Se questa pianta ha dato il nome al paese, allora essa doveva essere abbondante in quel territorio evidentemente molto adatto alla sua crescita, anche spontanea, e non si vede bene perché oggi essa vi sia pochissimo o per nulla diffusa; 2) Con un veloce giro nel web ho incontrato, separatamente, toponimi come Monte o Colle Ceppa, nonché come Monte o Colle Gatto: il che mi offre almeno qualche possibilità che il toponimo in questione sia composto da ambedue, per tautologia sincronica o diacronica.  Mi spiego meglio.  Ci sono due possibilità: 1) può darsi che inizialmente il paese in questione si chiamasse Gatto (col significato di ‘colle’) e che successivamente (di quanto? secoli, millenni?) sia arrivata la parola cepa ‘colle’ di altro strato linguistico, che si è aggiunta alla precedente che era divenuta nel frattempo opaca nel significato, allo stesso modo in cui oggi siamo soliti aggiungere gli appellativi geografici tipo monte, colle, punta, promontorio, ecc. a realtà geografiche  diverse; 2) è anche possibile che fin dalla lontana preistoria il nome fosse composto di due membri tautologici, come ce ne sono in ogni lingua quali it.giravolta , ted. gockel-hahn ‘gallo’ in cui i due membri separatamente hanno sempre il valore di ‘gallo’.  Sorvolo su quelli greci, che ho nominato in un post recente.  

 Queste sono probabilità che hanno perlomeno la stessa rispettabilità della supposizione cepa catti ‘cipolla del gatto’, ma con il non trascurabile vantaggio che esse indichino direttamente la realtà geomorfica del paese,  che era lì da epoche immemorabili, prima addirittura che i primi uomini preistorici (che però parlavano e marcavano coi nomi il territorio) abbiano bazzicato quel luogo.  Ed è molto più probabile che i toponimi siano stati messi in quel lunghissimo periodo preistorico, piuttosto che l’altro ieri quando sono arrivati i Latini.

  Ripeto, quello che afferma A. Sciarretta con dovizia di particolari è vero e sacrosanto, ma a mio avviso monco nelle conclusioni (anche se noti linguisti si comportano allo stesso modo), non avendo nemmeno accennato alle possibilità di cui sopra.  Non è da trascurare la considerazione che il secondo membro di Cepa-gatti sia il risultato evolutivo di una radice, presente in latino caput, gen. capit-is ‘testa, capo’, ma con connessioni evidenti in area germanica ed indiana.  Facile, infatti, è il passaggio capit-is > capëtë > capt > catt-> gatto.  Facile è allora notare la somiglianza formale fra le radici dei due membri cep-, *capit-  che quindi indicavano, molto probabilmente, la stessa realtà geomorfica, ma potevano designare tautologicamente anche la ‘cipolla’, il ‘capo d’aglio’: il sintagma lat. cepa catti  naturalmente non chiamava in causa nessun gatto, il quale ultimo è solo il paravento di cap(u)t ‘capo’ E qui mi pare che non ricorro a sostrati inca e maya.   I toponimi purtroppo sono aperti a tutte le interpretazioni, non mostrando essi stessi alcun significato (tranne quelli generalmente falsi di superficie). Credo che intignarsi su una spiegazione probabile a danno di altre ugualmente probabili è solo perdita di tempo. Per questo io preferisco rompermi la testa sulle parole del lessico, dove è più facile avvicinarsi alla verità.

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