mercoledì 17 febbraio 2021

Abruzzese “accrëscëtòrë”.

 


 

     Prendo dal Vocabolario abruzzese di D. Bielli questa parola che significa, pensate un po’, ‘granata di ginestra per spazzare l’aia, la stalla’.  Ma come può significare ciò questo vocabolo che apparentemente, secondo le voci simili  del dialetto e dell’italiano, non può che significare ‘accrescitore’?   Da poco ho avuto a che fare con le voci greche kore-nný-nai ‘saziar(si)’ e koré-ein ‘spazzare, pulire’ da kόr-os ‘scopa’, il quale deve essere in rapporto, in quanto ‘escrescenza, pianta’  con la voce di Luco dei Marsi core-ìtto ‘germoglio (di legume e di castagna)’[1]. Anche questo saziare è un derivato dell’idea di ‘creare, spingere, gonfiare(di cibo)’ alla base della radice che è la stessa di quella di lat. cere-al-es ‘cereali’ e di lat. cre-sc-ĕre ‘crescere’. Insomma non si sbaglia se alla base di essa si pone l’idea di “spinta, forza” relativa  all’azione creatrice della Natura. 

    Allora tutto è più chiaro se  ac-crëscë-tòrë lo vediamo come c(o)rë-scë-tòrë in cui core-sce-  è un ampliamendo della radice che oltre a dar vita al  lat. cresc-ĕre ‘crescere’ doveva indicare un ‘rampollo, ramoscello (anche una ginestra)’ e quant’altro di simile, come  nel gr. kori-skē ‘giovinetta’.  Un giovinetto, fanciullo, è un rampollo come abbiamo visto per kόr-os ‘fanciullo, rampollo, giunco’ nell’articolo citato. L’elemento –tòrë non può che essere, a mio avviso’, la radice presente nel lat. tur-ion-e(m) ‘getto,germoglio, gemma’ e , raddoppiata,  nel dialettale tur-tùrë ‘bastone’ il quale però si è incrociato con lat. tort-um ‘torto’ facendo specializzare talvolta il significato di bastone, in quello di bastone per stringere bene le funi del basto, attraverso dei movimenti rotatori. A meno che la parola in questione non sia il risultato di un incrocio con l’it. accrescitore, appunto, di un dialettale originario cresci-còrë, di cui parlerò tra poco.

    Ad un bambino che starnutiva si diceva in passato criscë! o criscë sandë! Di questo ho parlato in un articolo del mio blog[2] dove ho fatto notare che sandë in queste espressioni non significa ‘santo’ ma ‘sano, in salute’ come nel ted. ge-sund ‘sano, in salute’ e ingl sound ‘sano, solido, forte’.  Di queste corrispondenze sono più che certo, dato che l’aggettivo ingl. sound significa anche ‘perfetto, senz’errore, completo’ e nel vocabolario del Bielli appare l’espressione avverbiale di misura a ssant’ a ssantë ‘giusto, a capello’(e non si arricci più il naso, per favore, quando cito parole inglesi rispondenti a quelle dialettali!).  Nel dialetto di Gallicchio-Pt esiste la stessa espressione criscë sand ! come formula di augurio a chi starnutisce.  Evidentemente il criscë vi ha assunto il significato più generico di ‘prospera (in salute)’, da rivolgere non solo al bambino.

    Ora ad Aielli-Aq  j’accriscë era lo ‘starnuto’. Come mai? La nozione a mio avviso non può derivare da quella di cresc-ere nel suo significato di ‘diventare grande’ ma da un originario cresc-ere che indicava la forza della natura che dava origine a diversi significati, come abbiamo più sopra visto.  E lo starnuto era espressione violenta ed improvvisa di una emissione d’aria attraverso le narici. L’abruzzese crescia-cόrë (nel Bielli) ‘singhiozzo dei bambini’ mostra di essersi specializzato rispetto al criscigòre ‘singhiozzo’[3] delle Marche, Umbria, Lazio.  Gli autori del libro citato sostengono che il nome derivi dalla credenza che il singhiozzo farebbe crescere il cuore.  Ma qui sta l’errore! Non sono i miti, le leggende, le credenze a dare origine ai nomi ma, al contrario, sono i nomi a dar origine ad essi.  La specializzazione abruzzese sarà stata suggerita dalla radice di gr. kόr-os ‘fanciullo’.  Col significato di ‘scopa, pianta’ poteva indicare la granata chiamata ac-crëscë-tòrë di cui sopra.

   A Trasacco-Aq c’era una credenza, riportata dal Lucarelli[4],  secondo la quale con lo starnuto il bambino dà un colpo alla “misteriosa” membrana che comprime, avvolgendolo, il suo corpo, sì che possa avere più spazio per crescere. La stessa cosa avverrebbe con il singhiozzo.  Ora, anche questa credenza avrebbe dato origine al colpo dello starnutire e del singhiozzare o ad altro? Ma no! Il colpo non è altro che la spinta violenta    dello starnutire e, meno violenta, del singhiozzare!  Per quanto riguarda la supposta membrana, bisogna a mio parere riflettere su crëscë-mόgne, crëscë-mònïë  ‘strato di sudiciume che si forma sul capo dei neonati’, parole presenti nel Bielli.  Il termine che significa anche ‘aumento (di interessi’ sempre nel Bielli, ricompare anche altrove in genere col significato di ‘crescita, aumento’. A parte il membro finale -mònïë che funge da suffisso, il primo membro potrebbe essere una variante di lat. crusc-a(m) ‘crusca’, un involucro o crosta che copre e avvolge il chicco di grano in rapporto con la radice crusc di parole germaniche per ‘crusca’(svevo grüsche ‘crusca’, ladino crisca ‘crusca’, svizzero krüsch ‘crusca’).  Questa  parola potrebbe spiegare la misteriosa membrana di cui parla la leggenda di Trasacco, che avvolge e comprime il corpo del bambino.  Il comprimere stesso potrebbe essere un derivato della radice di cresc-ere, che abbiamo visto indicare una ‘spinta’. Così anche il lat. de-cresc-ĕre ‘decrescere, diminuire’ non va inteso come un cresc-ĕre preceduto da un de- negativo (stranamente!), come sostengono i linguisti, ma come uno spingere, premere verso il basso con il normale de- di moto dall’alto in basso. Nel vocabolario del Bielli crèscĕ  vale appunto ‘schiacciata fatta dal mugnaio’ cioè la macinazione e triturazione del grano; ma anche il termine culinario crèscë, crèscia indicante una focaccia piatta e sottile, non va messo in relazione con il termine criscë  ‘lievito’  (a Trasacco-Aq): evidentemente la radice che in genere si era specializzata ad indicare la spinta (verso l’alto), ricompare qua e là con l’altro significato di spinta (verso il basso).  Pertanto l’aggettivo it. (r)in-cresc-ere non va inteso come ‘crescere esageratamente’ ma semplicemente come un ‘premere’,  di qualcosa che se non opprime dà comunque fastidio.

   A me pare che questa radice abbia un rapporto evidente con ingl. crush ‘schiacciare, frantumare’, ingl crash ‘collidere, sbattere in malo modo, incidente’, Nel solito e impagabile vocabolario del Bielli si incontra la voce crόšchë ‘busse, croste’ con i due significati originari di ‘avvolgimento, crusca ’ e ‘spinta’ nel senso di ‘picchiare, sbattere’.

   

   

   



[1] Cfr. L’articolo Una vera e propria perla del dialetto di Luco dei Marsi […]  del mio blog ( 7 febbraio,2021).

 

[2] L’articolo è Etimo di sardo astrau […] , 1 agosto 2011.

[3] Cfr. Cortelazzo-Marcato, I dialetti italiani , UTET, Torino, 1998

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[4] Cfr. Q. Lucarelli, Biabbà A-E, Crafiche di Censo avezzano-Aq, 2003.

 

     


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