La località è presente nella
cartina dell’IGM 1/25000 del territorio di Aielli-Aq. registrata, però, in
forma errata: Campo Carallo. Si
tratta di una zona a noi ben nota, appena a sud-est di Aielli Stazione.
Inizialmente pensavo che il nome dovesse indicare il leggero rilievo che
da quel punto più o meno pianeggiante si solleva e porta all’insediamento di
Aielli Stazione, ma successivamente, riflettendo bene sulla questione, ho
inclinato a credere che si trattasse di ben altro. La spiegazione dei toponimi, molto più di
quella del lessico di una lingua, non è certamente cosa facile da prendere a
gabbo e spesso lascia il tempo che trova.
Anche se, stranamente, debbo riconoscere che quel poco che so di
linguistica e che mi distingue da altri, lo debbo sostanzialmente ai toponimi
ai quali mi dedicai anima e corpo, sui miei quarant’anni, con una assiduità di
cui mi meravigliavo io stesso. Ora
sarebbe un po’ lungo spiegare perché essi sono stati così importanti per il mio
studio successivo del lessico, e pertanto
vi sorvolo, chiedendo venia a qualcuno che invece ne sarebbe
interessato. Ma il mio compito, adesso,
è di capire il significato di Campo
Cavallo.
Quasi sempre i toponimi indicano – sembra di stare a scoprire l’acqua
calda─ la realtà
fisica e geografica cui si riferiscono, un monte, una valle, una fonte, ma con
termini appartenuti a lingue preistoriche che ci hanno preceduto anche di
decine di migliaia di anni. Ora se si va
a vedere la cartina di cui sopra si scopre che la zona indicata come Campo Cavallo risulta all’interno di
un’ampia curva descritta dal Rio di Aielli.
Oggi però un eventuale osservatore diretto viene distratto dalla
presenza della strada nazionale Tiburtina-Valeria che lambisce la zona, o da
qualche costruzione nelle vicinanze, e soprattutto dal fatto che il letto del
ruscello è spesso asciutto. Ma in tempi
remoti, esso doveva essere più abbondante di acqua e la zona magari era coperta
da vegetazione arborea ai lati del ruscello, sicchè il suo tracciato sarebbe
stato evidentissimo ai nostri antichissimi antenati cacciatori che lo
percorrevano in cerca di prede e che dovevano fissare anche punti di
riferimento nell’ambiente dove vivevano.
Sarò breve. Per me il termine più antico dei due deve essere Cav-allo
che, come ho mostrato nel precedente articolo Tramoggia (cfr pietromaccallini.blogspot. com), presenta in qualche
toponimo il significato di cavità il
quale fa al nostro caso, in quanto un curva
rientra in quel concetto. Ma anche nel lessico (vedi sempre l’articolo citato)
salta fuori qualche spia, quando con esso indichiamo l’inforcatura dei pantaloni, ad esempio, che è una sorta di
‘cavità’(mi spuntano quasi le lacrime riflettendo che queste radici possono
arrivarci dai nostri remoti antenati).
Ma non è tutto. Nel sardo logudorese la voce caddinu <*cavallinu
oltre a significare ‘cavallino’ indica anche il ‘cerchio’. Come mai? Gli è che
una curva è una cavità, una concavità, e
pertanto anche una rotondità e un cerchio. In
questi casi naturalmente il cav-allo non indica l’animale ma è ampliamento di lat. cav-u(m)’cavo, vuoto’.
E così siamo giunti alla parola Campo.
C’è una piccola spia del fatto che essa non può essere la stessa del
lat. camp-u(m)’pianura, campo aperto, campo
coltivato, piazza’. Noi in genere in dialetto non usiamo questo termine per
indicare un campo coltivato che,
invece, chiamiamo terra. Stando a quello che ho detto per Cavallo allora si deve suppore che Campo ripete tautologicamente (come
spesso avviene in toponomastica) il concetto da quello espresso: curva.
Un’altra civiltà si sovrappone alla precedente che usa un altro termine
per curva e il gioco è fatto: il
vecchio nome, diventato nel frattempo opaco nel significato, è sostituito dal
nuovo, ma il vecchio non scompare e rimane come perfetto nome proprio. Ora io credo che Campo non sia altro che il gr. kampḗ ‘curva, svolta, sinuosità (di fiume)’, o il celtico cambo 'curva, meandro'.
Il termine ci sta a pennello.
Si dà
anche il caso che una località, frazione di Fagnano Alto-Aq, porti il nome di Camp-ana e si trovi proprio in corrispondenza
di una ben visibile curva del fiume
Aterno. Le camp-an-elle erano
degli anelli metallici infissi nelle mura delle case, dove si legavano gli
animali da soma. Una esisteva, e esiste ancora, anche nella mia vecchia
casa. Ritorniamo quindi al concetto
espresso dal sardo logudorese cadd-inu ‘cerchio’.
E’
utile ricordare che questi toponimi i quali, così radicati nel terreno
rimandano a radici greche, non possono essere spiegati come conseguenza di influssi arrivati dalla
Magna Grecia a partire dall’ottavo-settimo secolo a.C., problema di cui ho
parlato in altro articolo. Ricordo ancora
il Fiume Natolia, una sorgente non lontana da Campocavallo, Il paese di Santa
Anatolia-Ri al confine con la Marsica e ricco di sorgenti, Fonte Anatella in quel di Rovere-Aq nella
Marsica, Fonte Ranë a Celano-Aq. (italianizzato in Fonte Grande) che, come
ho mostrato in altro articolo, secondo me presuppone un greco dorico krána ‘fonte’: tutti questi
toponimi a mio avviso si trovano qui
dalla preistoria, anche profonda, portati da gruppi di migranti che potevano
parlare anche una lingua diversa dal greco, ma che avevano nel loro vocabolario
parole di stampo greco ab illo tempore. Anatolia
è parola prettamente greca (anatolḗ)
col significato di ‘sorgere del sole, oriente’ ma anche di ‘sorgente, fonte’.
Da quanto detto mi pare facile dedurre che il termine tardo latino camp-an-a(m) 'campana' fosse così chiamato perchè essa non era altro che una cavità, nonostante gli antichi credessero che fosse scaturito dall'espressione (vasa) Campana 'vasi (di bronzo) della Campania', perchè in quella regione si sarebbero costruite la prima volta, cosa per nulla certa. Anche il termine greco per ‘campana’ ricorre all’idea di “cavità, rotondità”. Essa suona infatti kṓd-ōn ‘campana, campanello’ ed è da confrontare con gr. kṓd-eia, kōd-ía, kōd-ya. kṓdy-on ‘testa, testa di papavero, ventre della clessidra’ che non può non essere apparentato con gr. kṓth-ōn ‘brocca,fiasco’. Amen!
Da quanto detto mi pare facile dedurre che il termine tardo latino camp-an-a(m) 'campana' fosse così chiamato perchè essa non era altro che una cavità, nonostante gli antichi credessero che fosse scaturito dall'espressione (vasa) Campana 'vasi (di bronzo) della Campania', perchè in quella regione si sarebbero costruite la prima volta, cosa per nulla certa. Anche il termine greco per ‘campana’ ricorre all’idea di “cavità, rotondità”. Essa suona infatti kṓd-ōn ‘campana, campanello’ ed è da confrontare con gr. kṓd-eia, kōd-ía, kōd-ya. kṓdy-on ‘testa, testa di papavero, ventre della clessidra’ che non può non essere apparentato con gr. kṓth-ōn ‘brocca,fiasco’. Amen!
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