Sotto la voce andròla ‘coccinella’ e
sotto quella di aẓẓa ‘cetonia’
Quirino Lucarelli, nel suo libro sul dialetto e le tradizioni di Trasacco-Aq[1], riporta
la seguente filastrocca, recitata dai ragazzi per farla volare dalla loro mano:
Vola, vola, andròla/ pijja la bbòrza i vva
alla scòla (Vola, vola, “andròla” prendi la borsa e vai a scuola). “Nonsenso” definisce l’autore la strofetta: e
in verità la sola cosa sensata sembra essere l’invito a volare rivolto all’animaletto,
chiamato del resto con un nome che appare un po’ strano, mentre l’invito a
prendere la borsa per andare a scuola sembra entrarci come i cavoli a merenda.
Il buio comincia a diradarsi non appena si scopre che il termine andròla
‘coccinella’ assomiglia al greco an-thrḗnē ‘calabrone, tipo di vespa’ in rapporto
con gr. ten-thrḗnē ‘calabrone,
tipo di vespa’. Ma che c’entra il calabrone
con la coccinella? C’entra perché
questi nomi avevano all’inizio una valenza generica di ‘animale, animaletto’
che poi si è specializzata via via, come ho ripetuto più volte. La voce aẓẓ-όnë, imparentata con la precedente aẓẓa ‘cetonia’, a
Trasacco, ad esempio, valeva ‘coleottero in genere, maggiolino, maschio dell’aẓẓa’,
ad Aielli-Aq ed altrove indicava il ‘calabrone’, mentre ad Avezzano-Aq ed
altrove indicava il ‘moscone’. Il secondo membro di an-dròla forse è da accostare al ted. Drohne
‘fuco, pecchione’, ingl. drone ‘fuco, pecchione’: l’uscita in
-ola probabilmente non è originaria
ma è stata suggerita come rima per la parola scuola del secondo verso , dal lat. sch-ola-(m) di origine
greca. D’altronde l’effetto rima sembra un’ossessione, giacchè l’uscita –ola
rima anche con vola, vola.
Il
secondo verso della filastrocca potrebbe (il condizionale è d’obbligo qui)
significare più o meno ‘prendi il volo, spicca un salto e vai libera (in
libertà, verso la libertà)’. Dietro la
voce bborza ‘borsa’ potrebbe nascondersi
infatti un termine *bolza, di origine
germanica, rispondente all’ingl. bolt ’freccia, saetta, scatto
improvviso, balzo’, ted. Bolz-en ‘bolz-one, freccia’. Lo scambio delle liquide r/l è piuttosto ricorrente nei nostri dialetti come in arzà 'alzare' e curtéjje 'coltello'; del resto anche in spagn. si ha bolsa per 'borsa'. A non parlare dell'etimologia popolare che qui doveva trovare un significato accettabile per il supposto *bolza. La scola dovrebbe risalire al rispettivo
termine greco skholḗ ‘tempo libero, agio, comodità, ozio’ ed indicare qui la libertà di volare a proprio piacimento.
E’
chiaro che questa interpretazione della seconda parte della filastrocca si deve
prendere con beneficio di inventario, ma è altrettanto chiaro, come del resto
ho mostrato per il nome puttana[2]
(nel dialetto di Trasacco la voce indica una farfallina ─Amata phegea─ chiamata altrove con altre “strane” parole) e in
altre occasioni, che queste storielle non nacquero come puri e disinvolti nonsensi
ma comunicavano idee chiare e distinte relative agli animaletti in questione.
L’etimo di abruzzese aẓẓa, a me ignoto, potrebbe essere
lo stesso della voce regionale aẓẓ-etta[3]
che indica un tipo di airone, o del ted. Atz-el ‘gazza’.
[1] Cfr. Q.
Lucarelli, Biabbà A-E, Grafiche Di
Censo, Avezzano-Aq, 2002.
[3] Cfr. G.
Devoto-G.C.Coli, Dizionario illustrato
della lingua italiana, edit. Selezione dal reader’s digest, Milano, 1982.
Nessun commento:
Posta un commento