lunedì 11 marzo 2019

Voci abruzzesi "azza, azzone, andròla" indicanti coleotteri e calabroni.


               

Sotto la voce andròla ‘coccinella’ e sotto quella di aẓẓa ‘cetonia’ Quirino Lucarelli, nel suo libro sul dialetto e le tradizioni di Trasacco-Aq[1], riporta la seguente filastrocca, recitata dai ragazzi per farla volare dalla loro mano: Vola, vola, andròla/ pijja la bbòrza i vva alla scòla (Vola, vola, “andròla” prendi la borsa e vai a scuola).   “Nonsenso” definisce l’autore la strofetta: e in verità la sola cosa sensata sembra essere l’invito a volare rivolto all’animaletto, chiamato del resto con un nome che appare un po’ strano, mentre l’invito a prendere la borsa  per andare a scuola sembra entrarci come i cavoli a merenda.

    Il buio comincia a diradarsi non appena si scopre che il termine andròla ‘coccinella’ assomiglia al greco an-thrnē ‘calabrone, tipo di vespa’ in rapporto con gr. ten-thrḗnē ‘calabrone, tipo di vespa’. Ma che c’entra il calabrone con la coccinella? C’entra perché questi nomi avevano all’inizio una valenza generica di ‘animale, animaletto’ che poi si è specializzata via via, come ho ripetuto più volte.  La voce aẓẓ-όnë, imparentata con la precedente aẓẓa ‘cetonia’, a Trasacco, ad esempio, valeva ‘coleottero in genere, maggiolino, maschio dell’aẓẓa’, ad Aielli-Aq ed altrove indicava il ‘calabrone’, mentre ad Avezzano-Aq ed altrove indicava il ‘moscone’. Il secondo membro di an-dròla forse è da accostare al ted. Drohne ‘fuco, pecchione’, ingl. drone ‘fuco, pecchione’: l’uscita in -ola probabilmente non è originaria ma è stata suggerita come rima per la parola scuola del secondo verso , dal lat. sch-ola-(m) di origine greca. D’altronde l’effetto rima sembra un’ossessione, giacchè  l’uscita –ola rima anche con vola, vola.

  Il secondo verso della filastrocca potrebbe (il condizionale è d’obbligo qui) significare più o meno ‘prendi il volo, spicca un salto e vai libera (in libertà, verso la libertà)’.  Dietro la voce bborza ‘borsa’ potrebbe nascondersi infatti un termine *bolza, di origine germanica, rispondente all’ingl. bolt ’freccia, saetta, scatto improvviso, balzo’, ted. Bolz-enbolz-one, freccia’. Lo scambio delle liquide r/l è piuttosto ricorrente nei nostri dialetti come in arzà 'alzare' e curtéjje 'coltello'; del resto anche in spagn. si ha bolsa per 'borsa'. A non parlare dell'etimologia popolare che qui doveva trovare un significato accettabile per il supposto *bolza. La scola dovrebbe risalire al rispettivo termine greco skholḗ ‘tempo libero, agio, comodità, ozio’ ed indicare qui la libertà di volare a proprio piacimento.

  E’ chiaro che questa interpretazione della seconda parte della filastrocca si deve prendere con beneficio di inventario, ma è altrettanto chiaro, come del resto ho mostrato per il nome puttana[2] (nel dialetto di Trasacco la voce indica una farfallina ─Amata phegea─ chiamata altrove con altre “strane” parole) e in altre occasioni, che queste storielle non nacquero come puri e disinvolti nonsensi ma comunicavano idee chiare e distinte relative agli animaletti in questione.

   L’etimo di abruzzese aẓẓa, a me ignoto, potrebbe essere lo stesso della voce regionale aẓẓ-etta[3] che indica un tipo di airone, o del ted. Atz-el ‘gazza’.



[1] Cfr. Q. Lucarelli, Biabbà A-E, Grafiche Di Censo, Avezzano-Aq, 2002.

[2] Cfr. l’articolo, presente in questo blog (marzo2019),  Puttana: etimo. Incredibile!

[3] Cfr. G. Devoto-G.C.Coli, Dizionario illustrato della lingua italiana, edit. Selezione dal reader’s digest, Milano, 1982.

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