A proposito dei verbi 'nchianà, acchianà 'salire' diffusi nel centro-meridione d'Italia avevo sostenuto nel post del febbraio 2010 Il romanesco, ecc. "sgamare"... che era impossibile accettare la spiegazione che di essi davano pur illustri studiosi che intendevano le due espressioni come un 'arrivare al piano (dopo la salita)' . Io sostenevo che la radice chiane, apparentemente da lat. planu(m) 'piano', nascondeva in realtà il significato di 'movimento' che nelle parlate in cui comparivano quei verbi si era specializzata ad indicare il 'movimento in salita'.
Per caso, nel dialetto di Spinazzola-Ba, ho incontrato due espressioni illuminanti che dovrebbero chiarire definitivamente la questione, ammesso che lo si voglia. A Spinazzola, infatti, la locuzione chjaen (= chiàne) a basce significa 'strada in discesa' cioè 'discesa' mentre chjaen a mònd vale 'strada in salita' cioè 'salita'. Naturalmente non poteva mancare la diffusissima solita forma 'nghjanè cristallizzata nel solo significato di 'salire'. E' pertanto evidentissimo che la voce chjaen in queste due espressioni non può valere nè 'arrivo al piano' nè ' piano' nè 'salita' nè 'discesa' ma semplicemente 'movimento, cammino' e, quindi, 'salita' o 'discesa' a seconda dei casi. Anche la radice di lat. scand-ere 'salire' poteva indicare il movimento inverso, come in de-scend-ere 'scendere'. Si inseriscono a meraviglia in questo contesto i nomi di passi montani come Portella del Pian-etto (prov. di Palermo), Portella Piano Verde (prov. di Messina) per il cui 2° appellativo Verde cfr. sp. vereda 'sentiero', russo vorota 'porta'. Anche in Spagna si incontra un passo montano chiamato Puerto Llano (Passo Piano, da *Plano). E' chiaro che in questi casi il significato originario della radice piano era quello di 'passaggio, passo'.
Il lat. aequum 'piano' poteva forse indicare talora anche un' altura, ripetendo quindi il comportamento del lat. planum 'piano', di cui si è discusso più sopra, come nell'espressione in aequum eniti 'salire sul monte' o sulla 'sommità' dello stesso ((cfr. Tac. Ann.).
Si noti bene che l'idea di 'piano' (lat. planum) è collegabile a quella di 'salita' o 'discesa' o 'monte', espressa dalla stessa radice, proprio tramite il concetto di movimento, il quale si concretizza, quindi, di volta in volta in un estendersi in lunghezza (pianura), in altezza (salita, monte) o verso il basso (discesa, valle). Finalmente i tanti oronimi contenenti l'appellativo di "Piano" come Piano Grande, un costone del Gran Sasso d'Italia senza un minimo accenno di 'piano' o come Corna Piana nelle Prealpi Bergamasche , hanno avuto giustizia, anche se un po' dispiaciuti per la perdita del loro alone di mistero, nel tribunale della Ragione se non in quello dei linguisti. L'identico stato d'animo mostreranno le varie, anche se meno numerose, Valli Piane.
Questo gioco del rincorrersi e sovrapporsi, attraverso i vari strati linguistici, dei significati legati alla stessa entità sonora (significante) genera quegli sfasamenti tra significato apparente, superficiale e quello profondo a più diretto contatto con la natura del referente. Ho incontrato poco fa due esempi da manuale che riporto. Nel dialetto di Terni strozza-galline significa 'faina' e strozza-purgini significa 'donnola'. Per la legge della ripetizione tautologica l'elemento strozza- deve significare qualcosa come 'gallina' e in effetti, subito dopo aver fatto questa riflessione, mi è venuto in mente il gr. strouth-os 'struzzo, passero, gallina'. Lo stesso ragionamento vale per strozza-purgini in cui il 2° elemento -purgini (pulcini) è un diminutivo di lat. pullu(m) 'pollo, giovane animale'. E' straevidente, allora, che i due termini che in uno strato linguistico precedente indicavano la 'gallina' e il 'pollo' sono stati costretti a riciclarsi, per continuare a vivere indisturbati, all'arrivo di un nuovo sistema linguistico che sovrapponeva alla voce strouth-os 'gallina' quella del verbo strozz-are, nascondendo, così, agli occhi di tutti la loro antica identità di innocui animali da cortile, per acquisirne un'altra, quella dei loro sanguinari nemici predatori di piccoli animali. A volte si è costretti a vendere anche l'anima per campare! Ma la questione potrebbe essere ancora più avventurosa se si riflette sul fatto che la radice del 2° elemento di strozza-gall-ine combacia o quasi col gr. galé-e 'donnola, martora, faina, furetto, gatto' e la radice del 2° elemento di strozza-pul-cini combacia o quasi con il 1° elemento di ingl. pole-cat 'puzzola', animale appartenente, come la donnola, alla sottofamiglia dei Mustelini. Se si incontrasse in qualche lingua o dialetto una voce simile a quella di struzzo col valore di 'donnola,faina', voce che in greco non va oltre il concetto di 'uccello,volatile', saremmo costretti a dare a questi composti del dialetto di Terni il valore originario e diretto di 'faina, donnola'. Del resto io sono certo che dietro questi nomi si nasconde il significato generico di 'animale'. Questi composti, allora, inizialmente indicavano tautologicamente l'animale. Essi si specializzarono ad indicare sicuramente la 'gallina', come abbiamo visto, ma non è escluso che in qualche parlata indicassero anche questi animaletti dei Mustelidi, animaletti che essi sono tornati a designare, ma nel modo descrittivo non originario. Notevole è anche il gr. stroutho-kamelos 'struzzo', termine che vorrebbe tirare in ballo, per definire l'idea di 'struzzo' anche quella di 'cammello', animale che però non ha nulla a che fare col lo struzzo, se non nel senso che ambedue sono per l'appunto animali. Che avventura la Lingua! Inoltre, tutto ciò ci aiuta a pensare che queste parole circolano da tempi veramente immemorabili. Lo strozza-galline è anche un pesce frequente nel litorale romano dove viene indicato con questa espressione, ma il nome Callionimo del genere di appartenenza che già ci insospettisce di per sè, essendo tratto dallo strano nome greco del pesce kalli-onymos 'bel nome' , ci fa indovinare donde e come si sia originato il 2° membro -gall-ine. Il 1° membro strozza- deve rimandare al pesce chiamato in greco strouth-os 'passero'. Ma che è tutta questa voglia di torcere il collo alle povere galline!
Questi esempi ci rammentano di diffidare sempre di tutti quei termini che, vistosamente o meno, cercano di allontanarci da un contatto immediato, diretto con l'oggetto indicato. Lo chiameremo il principio o la legge della nominazione diretta. La Lingua, lo abbiamo ripetuto più volte, agli inizi amava poco trastullarsi con le descrizioni più o meno divaganti delle cose da nominare. Le indicava direttamente e basta.
Per favore, cercate di mettervi in testa, una volta per tutte, che i significati profondi delle radici sono sempre molto, ma molto generici, e tutto in linguistica apparirà incredibilmente molto più chiaro. Mi riempie di stupore, di commozione e di gioia sapere che lo stesso principio regola il grande albero della Lingua con i suoi rami che raggiungono ogni angolo della Terra, come quello degli esotici Cinesi e Giapponesi con le loro lingue apparentemente così diverse dalle nostre, o quello dei Pigmei nell'Africa sitibonda o degli Inuit o Eschimesi dell'algido Nord. Ed è almeno rassicurante apprendere che studiosi come il premio Nobel Konrad Lorenz pongono il "movimento" alla base del pensiero umano. Nel suo libro L'altra faccia dello specchio (titolo orig. Die ruckseite des Spiegels), Edizioni Club degli Editori su licenza della Adelphi Edizioni, Cles-Tn 1980, egli sostiene a p. 220 e s., appoggiandosi anche a studi di famosi linguisti come W.Porzig e N.Chomsky, che il pensiero umano non è diverso dall' agire in uno spazio immaginato come avviene per quell'orango che, messo in una stanza con una cassetta in un angolo e una banana appesa al soffitto nell'angolo opposto, dopo aver guardato dapprima lungo la diagonale che unisce la cassetta alla banana senza trovare nessuna soluzione, rivolge poi lo sguardo alla cassetta, di lì lo sposta lungo il pavimento esattamente fin sotto la banana, facendolo salire quindi verso l'oggetto del desiderio e trovando finalmente, con chiare dimostrazioni di esultanza, la soluzione che consiste nello spostare la cassetta sotto la banana e nel salirvi sopra per poterla afferrare e mangiarla. Ora, l'agire nello spazio è, come abbiamo visto fare dalla scimmia nella sua immaginazione e poi nella realtà, essenzialmente uno spostarsi nel senso delle tre dimensioni della lunghezza, larghezza, altezza. L'idea di "movimento", costitutiva del pensiero, è una prima specializzazione di quella originaria della forza e della spinta.
Anche nel campo della psicologia e della psicobiologia si è posto l'accento sull'importanza del movimento che ha larga parte nella formazione e sviluppo delle capacità cognitive del cervello. In una Traccia della relazione svolta al X Congresso nazionale GISCEL, Ischia marzo 2000 (1), Anna Oliverio Ferraris e Alberto Oliverio dell'Università "La Sapienza" di Roma, tra l'altro così si esprimono: "In termini evolutivi il linguaggio sarebbe perciò il prodotto dell'affinamento e potenziamento di una serie di attività cognitive già coinvolte nelle funzioni sensoriali, motorie, nella memoria, nella comunicazione. In genere, sia nella psicologia evolutiva che in quella generale, siamo portati a scindere tra di loro i vari aspetti delle funzioni mentali ritenedo che essi siano dei moduli dotati di una loro autonomia: in realtà la mente, si tratti di linguaggio come di altre funzioni cognitive e percettive, ha una sua unitarietà e risente di una componente, quella motoria, che è la più antica dal punto di vista evolutivo e che dipende da sistemi (corteccia, gangli della base e cervelletto) che assommano in loro componenti motorie, motivazionali, cognitive".
Oggi, 26 luglio 2011, ho avuto la conferma che la mia analisi del termine fischia-frosce 'zufolo' di Rocca di Botte-Aq, di cui ho parlato nel relativo articolo dell'aprile scorso, era ineccepibile. Nel dialetto di Spinazzola-Ba la voce fraesca-jol significa infatti 1) 'fischietto metallico' (la parola si è adattata ai tempi moderni); 2) 'vulva' . Così questo termine convalida bellamente i due significati che avevo supposto per questa voce. Per la componente -jol si legga il n. 4 dell'articolo "Fischia-fròce"= fischietto, ovvero delle etimologie difficili... del 1/4/2011.
Fortuna, cuius opem haud multo ante invocaveram, valde mihi adrisit. Gratias tibi ago gratus, o diva Fortuna! Sed qua iusta remuneratione a me donaberis? Vitam meam tibi donum dico, o diva immortalis! (La Fortuna, il cui soccorso invocai non molto tempo fa, mi ha arriso splendidamente. Riconoscente ti ringrazio, o divina Fortuna! Ma quale degna ricompensa avrai da me? Ti dono la mia vita, o dea immortale!)
Note
(1) Cfr. sito internet: http://www.funzioniobiettivo.it/glossadid/Corpo%20cervello%20linguaggio.htm
Il sito sul dialetto di Spinazzola è: http://www.spinazzolaonline.it/public/editorfiles/Dizionario+cover%20PDF(1).pdf.
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