Chi conosce ad Aielli, soprattutto tra i
giovani, la parola amm-ìzzë? Significa
'agnello' come l'altra parola ain-ùccë (anche àinë ‘agnello’). Queste ultime sono
dal lat. agn-u(m) 'agnello':
la /g/ dinanzi a consonante si trasforma
in /i/ talora. Ma la prima parola? Non
abbiate paura! è il gr. amn-ìs, id-os 'agnellino' <amn-όs 'agnello', diventato amm-izze per influsso dell'altra voce dialettale
ammizzë ‘abituato, avvezzato’
da dialettale ammëzzà ‘avvezzare’ < basso lat. ad-viti-are.
Anche l’abbacchio
non ce la racconta giusta, una parola registrata solo all'inizio dell'Ottocento
ma che di certo doveva esistere nei dialetti da molto tempo prima. Nel
meridione d’Italia compare, successivamente, anche una forma bacchio
'agnello', che è considerata derivante dall'altra per aferesi, come spesso
succede. Ma io suppongo che essa fosse la forma originaria, che dopo molte
vicende ha dato abbacchio. Quest'ultimo si fa derivare in genere
dall'espressione latina ad bac-ul-u(m) 'presso il bastone,
palo' dove talora il piccolo animale si legava per non farlo allontanare, in
campagna. E' facile e normale il
passaggio da ad bac-ul-u(m) ad abbacchio,
come ormai credo sappiate. Un'altra etimologia vuole abbacchio derivato dal lat. ove-cul-a(m), diminutivo di lat. ov-e(m) 'pecora', ma si sarebbe dovuto avere una forma ovecchio, al massimo un irregolare ovacchio un po' lontano da abbacchio. Comunque la cosa sarebbe
stata possibile.
A me disturba un po' questa derivazione da bastone in base a cui si
indicherebbe un animale come l'agnello con parole che non attengono alla sua
natura ed entità ma che solo casualmente lo riguardano. Infatti ritengo più
praticabile far derivare il nome dal gr. phág-il-os 'agnello', ritenuto però falsamente apparentato con la
radice di gr. phag-eîn 'mangiare':
l'agnello indicato sarebbe quello che appena svezzato comincia a mangiare, in
fondo ancora un lattonzolo, un abbacchio; dalla parola greca si dovette passare
a *phágl-os con la sincope della /i/- e poi, seguendo il destino di altre
parole derivate dal lat. come gland-a(m)> it. ghianda, si dovè avere la palatalizzazione del nesso /gl/
e la parola divenne phághio , con la
pronuncia però solo aspirata della /p/,
come era nella reale pronuncia greca,
del gruppo /ph/, non trasformato
successivamente in fricativa sorda /f/.
Si ebbe, insomma nei dialetti un *paghio, magari col raddoppiamento
*pagghio. Il passaggio successivo
fu quello metaforico per cui la sonorità di -gh- passò alla iniziale sorda p-
che divenne sonora b-. La parola a
questo punto era diventata bacchio, come la forma dialettale
meridionale di abbacchio di cui ho parlato all'inizio. Io penso che anche
l'it. pacchia, fatto derivare dal verbo, ormai desueto, it. pacchiare 'mangiare’, possa essere
tirato in ballo se si vuole dare un compagno credibile al bacchio (agnello) fatto derivare
da me dal gr. phág-il-os. Naturalmente questo bacchio
non ha potuto evitare l'incrocio e la confusione con l'it. bacchio 'pertica usata per bacchiare' e con il verbo dialettale abbacchi-are 'abbattere, macellare', da cui
deriverebbe l'ab-bacchio (da *ad-bacchio)
'agnello di latte' italiano, che viene “abbacchiato” soprattutto nel
periodo pasquale, e che è chiamato nella Bibbia anche semplicemente pascha.
Questa storia del palo
cui l'agnello veniva legato, finisce col diventare veramente invasiva. Esiste
in effetti anche un dialettale abruzzese passun-àrë 'agnello respinto dalla madre' fatto derivare sempre dal
concetto di palo, che nei nostri
dialetti è detto anche passone, (ad Aielli pasciònë). Ma qui siamo di nuovo vittima
di fraintendimento perchè dietro il passun-arë si protrebbe nascondere una forma metatetica *pask-un-are (rispetto alla radice di lat. pax-ill-um 'paletto, piolo'); la parte finale
–arë potrebbe essere la radice di
quella greca arn-a 'agnello',
aggiunta tautologicamente alla prima, e di quella latina di ari-et-e(m) 'ariete'.
Ma è possibilissimo
che una radice op-, up- per 'pecora', non attestata ma
ricavabile dal lat. up-ili-on-e(m)
'pastore' con le varianti op-ili-on-e(m) e ov-ili-on-e(m) si sia aggiunta al bacchio< gr. phag-il-os
' agnello' dando una forma dialettale ob-bacchio divenuto abbacchio
per influsso del dialettale abbacchiare
‘macellare’. Delle molte possibili varianti di un nome a noi restano
solo rimasugli, bazzecole, salvatisi miracolosamente dall'azione livellatrice
della lingua. Anche in inglese abbiamo il termine ewe che significa
‘pecora’ e che rimanda alla radice di lat. ov-e(m) ‘pecora’, ma si ha anche un ewe lamb ‘agnella’ , in cui lamb
da solo significa già ‘agnello’.
Pensate, in lat. esisteva anche una parola maschile ovi-fer-u(m) 'pecora
selvatica', in cui l'elemento -fer doveva condividere la radice
con lat. fer-a(m) 'fiera'.
Quanta
storia per un agnello genuino!
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