lunedì 17 maggio 2021

Andare in brodo di giuggiole.

 


Nei suoi Modi di dire della lingua italiana (1969) Carlo Lapucci spiega l’espressione in questo modo: sdilinquirsi, compiacersi, godere assai di una cosa, al punto quasi di ‘liquefarsi’.

    Ora, per cominciare a comprendere la derivazione di questa locuzione abbastanza diffusa, bisogna secondo me iniziare col notare che esistevano nella lingua italiana antiche espressioni simili con lo stesso identico significato, come il semplice andare in brodetto oppure andare in guazzetto[1].  Come si è potuto arrivare, allora, all’espressione andare in brodo di giuggiole se questi frutti della pianta del giuggiolo non vengono adoperati per formare alcun brodo?  C’è in verità un liquore noto come brodo di giuggiole ma il suo nome sarà derivato dalla preesistente locuzione e non viceversa.

     Tutti suppongono  che la detta locuzione sia in realtà un derivato di quella toscana andare in brodo di succiole.  Quest’ultime sono le castagne lesse, le quali vengono usate anche per fare un brodo. Il termine giuggiole si sarebbe sostituito a succiole per via di una certa assonanza tra i due e anche perché le giuggiole sono frutti dolci per marmellate e conserve, quindi in armonia col significato dell’espressione.

      A me sembra, però, che sia le toscane succiole, sia le italiane giuggiole siano state attratte, per così dire, nell’ambito dell’espressione originaria più breve, che già di per sé  aveva il significato di sdilinquirsi, andare in sollucchero oppure in brodo di giuggiole, per il semplice motivo che esse, in questo contesto, erano due reinterpretazioni di un precedente termine latino o tardo-latino uguale o simile ai latini ius-cul-u(m) ‘brodetto, intingolo’ e ius-cell-u(m) ‘intingolo, salsa’, due diminutivi di lat. ius, iuris ‘brodo’.  Da ius-cell-u(m) si sarà avuta nel parlato la trafila giuscello> giuggèllo (per assimilazione e raddoppiamento della sillaba pretonica)> giùggelo (per influsso dell’accento di lat. ius-cŭl-um)> giuggiola (per incrocio con questo termine, proveniente dal tardo greco zizoulá). 

   Ribadisco, insomma, che sia il termine toscano succiole sia quello italiano giuggiole sembrano essere stati introdotti nelle rispettive locuzioni, perché in antico, magari già nel latino parlato, evidentemente esistevano, prima delle espressioni andare in brodetto oppure andare in guazzetto, espressioni esattamente equivalenti di questo tipo: ire in ius-culu(m) o ire in ius-cell-u(m) ‘andare in brodetto o guazzetto’, da cui quelle italiane sembrano essere state addirittura tradotte.

   Come in tanti altri casi, anche qui si verifica  che la presenza di alcuni termini in certe espressioni non è dovuta solo a generici rapporti con i significati di quelle espressioni, ma alla esistenza, sotto quei termini, di specifiche parole indicanti significati direttamente in esse coinvolti, tanto da costituire spesso una ripetizione tautologica degli stessi. 

       



[1] Cfr. P. Fanfani – C. Arlia, Lessico dell’infima e corrotta italinità, 1881.

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