In alcuni paesi d’Abruzzo la parola
in epigrafe significa ‘lucciola’. Chi
mai potrebbe cominciare a percorrere la strada giusta per individuarne l’etimo
se non esistesse anche la voce tautologica abruzzese luci-atté[1]
‘lucciola’? A mio parere quest’ultima
parola è in effetti tautologica, in quanto il primo elemento rimanda alla
radice di lat. luc-e(m) ‘luce’ e di
gr. leuk-όs ‘lucente, chiaro, bianco’, il secondo alla radice di
gr. akt-ís, în-os ‘raggio, splendore’, ant. indiano aktú-s ‘crepuscolo, luce, splendore’.
Ora, non può sfuggire il nome personale pescarese Ciattè, fotocopia della
voce in questione. E questo che c’azzécca (avrebbe detto qualcuno)? C’azzecca,
c’azzeca, perché coinvolge il nome di
san Cetteo (san Ciattè in pescarese),
il leggendario vescovo di Amiternum ,
oggi San Vittorino Amiterno-Aq. A mio
parere, anche il nome di questo presunto Santo cattolico, patrono di Pescara,
proveniva da una realtà preistorica in cui doveva indicare qualche divinità
solare, come san Zopito di Loreto
Aprutino-Pe, di cui ho parlato nell’articolo intitolato “La festa di san Zopito
a Loreto Aprutino” presente nel mio blog pietromaccallini.blogspot.
com (20 aprile 2020) e in quello intitolato “San Zopito, san Pietro, Giove ed
altro” del 30 giugno 2009. Chi avesse
voglia di affrontarne la lettura lo faccia, perché credo che la sua fatica sarà
ripagata.
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