Stamane mi è venuta in mente la
voce dialettale di Aielli fietta, la quale designava il budello pieno di carne triturata
della salsiccia, piegato ad U, e poggiato su una pertica appositamente
agganciata al soffitto della cucina, in modo che le due estremità del budello
pendessero parallele da un lato, mente dall’altro pendeva il fondo della
piegatura ad U, dentro la quale solitamente venivano reinserite le due estremità del budello. Una sorta di intreccio, dunque, come quello indicato
dal termine ted. Flechte ‘treccia (di capelli)’ da cui la voce fietta
probabilmente deriva, per palatalizzazione della lettera –l-, anche se in latino
esisteva il verbo flect-ĕre ‘piegare, torcere, dirigersi, ecc.’ con la variante plect-ĕre ‘intrecciare’. In latino si ha plăg-a(m) ‘rete, laccio del cacciatore’.
Nel Vocabolario abruzzese del Bielli si incontra fièttĕ ‘resta di agli, cipolle’ ma anche la
variante flèttë (senza palatalizzazione) ‘filza di fichi secchi’, Ad
Aielli evidentemente si è avuta la specializzazione del termine generico per treccia, resta limitandosi ad indicare
la forma della salsiccia appesa alla pertica nel senso che abbiamo visto, o
forse per influsso di un verbo simile come gr. plḗss-ein (radice plag-, plaq-) ‘battere,
colpire, pestare’ in riferimento alla carne
triturata della salsiccia. In latino
si ha plāg-a(m) ‘battuta,
percossa, ferita’.
Ora, se riflettiamo su alcuni composti tedeschi in cui si è soliti
distinguere un determinante e un determinato e in cui compare la parola Flechte
‘intreccio’ ci accorgiamo che i due membri del composto all’origine dovevano
avere lo stesso significato: erano quindi tautologici.
Il
ted. Flecht-korb ‘cesta, paniere di vimini’ presenta il secondo membro –korb
che è il lat. corb-e(m)
‘corbello, cesta’, con una radice cosiddetta mediterranea che indica già di per
sé una cesta , un canestro, un intreccio
(di vimini o stecche) come il primo
membro, che è quindi ridondande.
Il
ted. Flecht-weide ‘vimine’ mi
pare altrettanto ridondante dato che il ted. weide ‘salice’ ha la
radice del verbo lat. vi-ēre ‘attorcere, intrecciare’, agett. lat. viet-u(m) ‘che si piega, cascante, vizzo’.
Il ted. Flecht-stroh ‘paglia da cappelli’ presenta
il secondo membro uguale all’ingl. straw ‘paglia’ fatto derivare dalla radice del verbo strew
‘sparpagliare, spargere, cospargere’ la quale può ben indicare un insieme
di cose confuse e quindi interconnesse tra
loro. Il composto pertanto indicava
all’origine un intreccio o confusione di cose.
Il
ted. Flecht-zaun ‘steccato di vimini’ presenta un secondo membro –zaun
‘steccato, siepe’ che è appunto già un intreccio
di stecche o di cespugli per siepe.
Il ted. Flecht-werk ‘intreccio di vimini, graticcio’ doveva avere, al posto
del secondo membro –werk ‘lavoro’, il termine
ted. Werg
‘stoppa, capecchio’. Un ammasso,
dunque, un intreccio di fili di
canapa. Siccome anche il primo membro Flecht-
significava più o meno la stessa cosa, allora si mutò il secondo membro -werg ‘stoppa’ in -werk ‘lavoro’ dando al composto il significato di ‘lavoro di intreccio,
intreccio di vimini’.
A me
pare tutto chiaro, e a voi?
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