lunedì 14 febbraio 2022

Guardaroba.

 


   Nessuno, a mente sana, potrebbe mai pensare che il termine guarda-roba indicasse, in un certo periodo della sua storia, almeno nella lingua inglese (garderobe) e in quella francese (gardrobe), quello che successivamente si chiamò in inglese watercloset ‘gabinetto (per i bisogni naturali)’;  e, per la verità, significò anche stanza da letto oltre, naturalmente, a stanzino, armadio, ripostiglio per i capi di abbigliamento, come in tutte le diverse lingue europee, credo,  in cui questa parola appare.  L’inglese, che mutuò il termine dall’antico francese, presenta anche la forma wardrobe. 

     Comunemente i linguisti sostengono che l’etimo del termine è dato dalla radice del verbo francese gard-er ‘ serbare, mantenere, custodire) e da quella del fr. robe ‘ veste, toga’, sicchè il guardaroba, sin dalle origini, non sarebbe altro, letteralmente, che ‘(qualcosa) che conserva, custodisce i vestiti’. La radice di gard-er  a sua volta risaliva al franco wart-ōn ‘fare attenzione’ ed è la stessa del ted. wart-en ‘attendere, aspettare’.

   A questo punto, però, si può, anzi si deve, tirare in ballo l’altra radice germanica presente nell’ingl. gard-en ‘orto, giardino’ e nel lat. hort-u(m) ‘orto’ col valore di ‘recinto’.  Ora, questa idea di “cingere” può servire ad indicare alla perfezione sia una stanza o una casa (cfr. gotico gards ‘casa’) le quali sono come vestiti che avvolgono, riparano e  custodiscono le persone, sia appunto un recipiente, un baule, una cassa che custodisce i vestiti stessi.   Anche l’elemento -roba  poteva significare tautologicamente la stessa cosa significata da guarda-, cioè recinto, cavità, recipiente, baule. 

   In effetti il francese robe ‘vestito’ è in rapporto con una radice che fin dall’inizio nelle lingue germaniche indicava sia il ‘bottino’ sia un ‘indumento, vestito’. 

    Purtroppo non ricordo in quale dialetto meridionale la voce roba ha il significato di ‘casa’ o forse ‘casupola’.

     

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