Per l’italiano casca-tura i vocabolari dove il lemma è presente danno più o meno i seguenti significati: 1) ciò che cade quando
si vaglia il grano o altri cereali; 2) Massa di capelli grezzi, tagliati o
spontaneamente caduti, utilizzati per formare parrucche.
Il primo significato riporta il termine al verbo it. casc-are ’cadere’ e lo assimila in sostanza
al sostantivo it. casc-ame, il quale è
usato, solitamente al plurale, per indicare i residui della lavorazione della
carta, della stoffa, del legno o del metallo.
Siccome i fenomeni linguistici, come ho detto altrove, non avvengono a
caso, è legittimo chiedersi perché l’italiano casca-tura, ricorrente anche nei dialetti, indica invece solo il residuo della vagliatura. La risposta la esige anche l’abruzzese casca-turë ‘vaglio di pelle’, presente nel
Vocabolario di Domenico Bielli. Questo
significato ci fa capire che il significato precedente, e cioè ‘ciò che cade
dal vaglio’, non è quello originario del termine, perché, con tutta evidenza, esso
si è generato dall’incrocio col verbo casc-are: in altri termini il significato di ‘ciò che cade dal vaglio’
non è quello che il termine casca-tura doveva avere prima dell’incrocio col verbo casc-are con cui non aveva nulla a che fare:
me lo garantisce il chiaro significato di ‘vaglio di pelle’ del dialetto
abruzzese.
Questo fatto, inoltre, dimostra chiaramente che i linguisti spesso abboccano
alle soluzioni etimologiche facili perché non sono convinti, come invece è il
sottoscritto, che le radici dei termini
vanno molto in profondità e che di conseguenza si verifica spesso che i loro
significati, apparentemente chiari, nascondano invece valori originari a volte
del tutto diversi da quelli di superficie.
Sarebbe pertanto metodicamente proficuo dubitare sempre delle prime e
più facili soluzioni e cercare, nei dialetti, significati diversi delle radici
prese in considerazione, i quali in genere indicano direttamente l’oggetto
coinvolto, e cioè il vaglio in questo
caso, e non il residuo della vagliatura,
significato acquisito strada facendo, come mostrerò. Per una maggiore sicurezza delle soluzioni
etimologiche bisognerebbe conoscere il maggior numero di dialetti possibile, ma
ciò è molto arduo perché un povero cristo non può conoscere alla perfezione
tutte le parlate, diverse fra loro di poco o di molto, persino di paese in
paese. Resta comunque la necessità di fortemente dubitare delle etimologie date
di volta in volta.
Il
secondo significato di it. casca-tura ‘massa di capelli grezzi, tagliati o spontaneamente caduti,
per la formazione di parrucche’ comincia a rivelare qualche crepa, perché
saranno pochi i capelli spontaneamente caduti rispetto a quelli volontariamente
tagliati, e quindi è piuttosto forzato per esso l’etimo che lo accosta al verbo
casc-are.
Urge quindi una nuova impostazione etimologica.
Ora,
in siciliano si incontra la voce casca ’cuscuta’[1]
che ci può essere di molto aiuto. In che modo? La cuscuta è una piantina caratterizzata, ne suo pieno rigoglio, da un
ammasso di fili che avvolgono la
pianta di cui è parassita. Il concetto
di ammasso di fili corrisponde
secondo me a quello di setaccio, il
vaglio composto da un insieme di setole incrociate in modo da formare uno
stretto reticolo (successivamente sostituito da fili metallici sottili)
attraverso cui passavano le impurità dei cereali da pulire. Si può pensare che già nel Neolitico l’uomo primitivo
usava ammassi di fili, stretti tra loro magari alla rinfusa, per filtrare acqua
e altri liquidi. Questa funzione poteva essere svolta anche da un pezzo di
stoffa, dopo che l’uomo imparò a tessere. Il termine filtro, infatti, di
origine germanica indicava un tipo di stoffa, il feltro.
Ora
l’idea di “filtrare” può essere eguagliata a quella di “vagliare” e questa a quella di “secernere”, espressa dal lat. cribr-u(m) ‘setaccio, crivello’.
Ma…attenzione! Il lat. se-cern-ĕre ’secernere, dividere,
separare, distinguere’(da cui il suddetto lat. cribr-um) e il gr. krín-ein ‘giudicare’ potrebbero essere effetto di un incrocio con una
radice primitiva per ‘capello, crine, chioma, capigliatura’ presente nel lat. crin-e(m): lo mostra con molta chiarezza, a mio avviso, il
sostantivo it. cernecchio, il quale ha tre significati, e cioè 1) ciocca
arruffata di capelli;2)setaccio, crivello;3) scriminatura. Il che è tutto dire, in quanto ribadisce la
stretta interdipendenza tra l’idea di “capello, capigliatura” e quella di
“setaccio, crivello” con l’appendice del significato di ‘scriminatura’ tratto
anch’esso dalla radice di lat. cern-ĕre ’separare, stacciare, distinguere, decidere, scorgere’. Insomma, l’azione di separare, discernere rimanda
sempre all’idea di “ammasso di capelli” e simili, il che rende chiaro come il
sole il rapporto tra i due significati principali di it. cernecchio ’ciocca di
capelli arruffata’ e ‘setaccio, crivello’ allo stesso identico modo del
sopracitato italiano-dialettale casca-tura. Evidentemente dietro
il tardo lat. cern-icul-u(m) ‘setaccio, crivello’ doveva nascondersi una radice
cern- oppure cren- variante di quella di lat. crin-em ‘crine, capigliatura’, cosa che in genere i linguisti non
vedono o non accettano pur collegando (ma come?) i due significati tra
loro.
Un’altra precisazione importane e rivelatrice da fare riguarda il
significato di abruzzese casca-turë ’vaglio di pelle’ di cui sopra. Perché la puntualizzazione ‘di pelle?’. Semplicemente perché la radice casca-
dovette incrociarsi con un termine per ‘pelle, copertura’ simile
all’ingl. husk ‘guscio, buccia, involucro’ il quale è messo in relazione col medio tedesco hausken
‘piccola casa’ o ‘piccola copertura’. Anche il lat. pell-e(m) ‘pelle’ è messo in
rapporto con una radice pel- che
indica un rivestimento o una buccia.
Io suppongo che anche il lat. cas-a(m) ‘casupola, capanna’ , considerato di etimo incerto o
mediterraneo sfrutti invece la stessa radice, come anche il lat. cas-ul-a(m) ‘casetta, capanna, tomba,
indumento col cappuccio e l’it. cas-acca legata invece dai linguisti i Cosacchi, cosa possibile ma non
certa.
Altre interessanti osservazioni potrebbero
essere fatte ma mi fermo qui. Una cosa è certa, quasi tutte le radici risalgono
molto indietro nella storia dell’uomo ed è compito del linguista cercare
di individuarne l’origine e le diverse e talora contrapposte significazioni che esse assumono nel corso
dei secoli e millenni, soprattutto attraverso l’incrocio con altre radici
simili nella forma.
A
proposito di it. casca-tura si può citare
anche il gr. kόsk-in-on ‘staccio,
vaglio’ la cui radice mi sembra una variante della precedente.
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