Il gr. spér-ma indica il seme, cioè letteralmente ‘ciò che viene sparso’, dalla radice del verbo speír-ein ‘spargere, seminare, produrre’. Il sostantivo spér-ma ha anche talvolta il valore di ‘scintilla, fiamma’, ma non perché la scintilla può essere spiegata figuratamente come ‘seme della fiamma’, bensì perché, a mio modesto parere, i concetti di “fiamma, scintilla, fuoco” rientrano in quello genericissimo di ‘spinta, movimento, anima’.
La radice connessa con lat. sparg-ĕre ‘spargere, diffondere’ ma anche ‘gettare, scagliare,
lanciare’ nonché ‘versare, effondere, bagnare’ e ‘ coprire, rivestire,
estendere su’, si ritrova puntualmente nell’ingl. spark ‘scintilla’ mentre Il gr. moderno spirto ‘fiammifero’ si
riaccosta alla radice sper-. Il lat. spirit-u(m) ’spirito, soffio, anima, persona’ dal lat. spir-are ‘soffiare, spirare, vivere’ è un
suo sosia, come il secondo elemento del dialettale prό-spërë, prό-sparë ‘fiammifero’.
Il primo elemento pro- indica la ‘spinta in avanti’ ma
tende a confondersi con la stessa radice di gr. pỹr ’fuoco’.
Il
dialettale abruzzese spèra, sfera[1]
‘lampada, lucerna, raggi del sole’ come lo spieghiamo? Non è esso con tutta chiarezza
sempre stessa radice sopra citata? O
vogliamo confonderlo con l’it. spera ‘sfera, disco solare’ il
quale rimanda al gr. sphaȋra ‘palla,
sfera, disco, bulbo oculare’? Ci sono
anche le radici di lat. spir-a(m) ‘spira, avvolgimento’ e del dialettale abruzzese spara
‘cercine’ da gr. speȋra
‘avvolgimento, spira’
Senza andare per le lunghe io suppongo che ci sia stato all’origine un rapporto tra il valore di ‘spinta,
estensione, copertura, rivestimento’ e quello di ‘spira, globo, avvolgimento’. Il rivestimento
può generare l’idea di “avvolgimento” in quanto esso può coprire un oggetto torno torno.
O forse, meglio, l’idea di “rotondità” può generarsi da quella di
“protuberanza”, la quale è inclusa in quella di “estensione, dilatazione” presente
nella detta radice sper-, come abbiamo visto sopra.
In ingl. abbiamo la parola spear che significa ‘lancia’ ma anche ‘raggio di luce’ e
non perché, come si potrebbe pensare, quest’ultimo assomiglia ad una lancia ma perché i due termini attingono
autonomamente all’idea basilare di “spinta” concretizzatasi da una parte in
quella di “lancia”, dall’altra in quella di “luce”. Incredibile, ma la stessa cosa è avvenuta per
il dialettale abruzzese marsicano sferra ’lancetta dell’orologio’ o ‘lama
(di coltello a serramanico) ma anche
‘raggio, raggi (del sole), lucerna’.
A Trasacco-Aq nella Marsica la locuzione sfèrra dë sòlë
significa ‘poco sole, un po’ di sole’. Secondo me in trasparenza, oltre
alla solita radice per ‘luce, raggio’ si può notare la radice di ted. Spier
‘punta d’erba’, la quale è connessa con quella di ingl. spear ’lancia, stelo, raggio
si sole’ testè nominata e con quella di ingl. spire ’guglia, cuspide,
punta, cima, germoglio’. Ora il ted. Spier-chen, diminutivo del detto Spier
‘punta d’erba’, è usato nella locuzione ein
Spier-chen che significa ‘un
pochettino, un briciolino’: ecco perché la sua presenza è nascosta, secondo me,
nel trasaccano sfèrra dë sòlë ‘un
po’ di sole’.
Ma
il bello viene con l’it. sferr-are nel senso di ‘dare con forza (pugni, schiaffi, calci)’ o di
‘lanciare con impeto (un attacco, un’offensiva)’ che i linguisti,
immancabilmente, pensano derivi da ferro col
prefisso s-. Ma questo etimo va bene nel significato di ‘togliere i
ferri (alle bestie)’ non negli altri significati, che invece sono derivati
proprio da quello di ‘lancia’ da cui si ha l’it. lanciare. Mi conforta in questa convinzione proprio il dialettale sferra
‘lancetta’.
Ma
le novità non finiscono qui. Il toscano sborrare ‘uscire con impeto, fuoruscire, traboccare’ viene inteso come composto da s- + borro
‘canale, fosso delle acque di scolo’, ma è chiaro che la radice è sempre la
solita, radice che indica un ‘lanciar(si) impetuoso’ come quella di sferrare:
lo stesso toscano sborrare significa volgarmente
‘eiaculare’ come il nostro dialettale marsicano sburr-à connesso col sostantivo sbùrrë ‘sperma’. L’it. spar-are detto di arma da fuoco fa il paio col verbo abruzz. sparì,
spiegato da D. Bielli, nel suo Vocabolario
abruzzese, con la frase M’à sparitë na fèbbrë ‘M’è scoppiata una febbre’. Quindi il suo etimo non si può affatto intendere
come derivato da se-parare ma come espressione della solita radice che
indica un’azione impetuosa.
Chi
fosse interessato ad avere più informazioni su questa radice e su questi
casi citati vada a leggersi la lunga nota
12 dell’articolo Andando a Zonzo per
radici […], presente nel mio blog (pietromaccallini.blogspot.com) del 1
maggio 2013. Già allora avevo affrontato questi problemi.
[1]
Cfr. M. Marzolini, “… me ‘nténni?” Arti
grafiche Tofani-Alatri, 1995 . Libro sul
dialetto di Rocca di Botte-Aq.
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