La parola è dal lat. spec-ill-u(m) ‘specillo, sonda’ una sorta di diminutivo che, secondo i
linguisti, rimanda alla radice di lat. spec-ĕre ‘guardare’, variante di spic-ĕre ‘guardare’. Come al
solito essi, nel darne l’etimologia, non si lasciano prendere da dubbi o
tentennamenti: la parola indicherebbe un’asticciola di metallo, usata in genere per esplorare le ferite o cavità da parte
dei chirurghi: ecco, sarebbe la funzione di indagine ed osservazione che viene messa
in rilievo dall’etimo suddetto; ma così facendo non si accorgono del fatto che
la parola dovrebbe trarre il nome dalla funzione che svolge e non dalla sua
natura di punta, asticciola utile a molti usi.
A me pare, invece, che il suo etimo di fondo è
proprio questo, e che il suo nome generico esistesse già precedentemente
all’uso chirurgico: ad un certo punto non si fece altro che prendere un nome
già bello e pronto il quale si prestava alla perfezione alla nuova funzione di
esplorazione delle ferite, anche perché esso
sembrava dirlo apertamente.
In
latino, però, esistono altre parole che a mio parere condividono l’etimo con il
nostro specillo, come il lat. spic-a(m), con le varianti spec-a(m) e spic-u(m), col valore di ‘punta, estremità’ e quindi ‘spiga’ nonché
‘testa, capo’: e già! perché bisogna fare un’altra importante osservazione:
inizialmente questa radice indicava una estremità qualsiasi, fosse essa a punta o magari rotondeggiante.
E’ interessante notare anche i significati
della forma diminutiva latina spic-ul-u(m) ‘pungiglione, punta di arma da getto, l’arma stessa
(freccia, dardo, lancia), bocciolo (di rosa), raggio di sole’.
Ora,
il bocciolo di rosa non è propriamente una punta,
ma semmai una testa. Col significato
di ‘raggio di sole’ ritorna l’ingannevole rapporto raggio /bacchetta di cui abbiamo parlato qualche giorno fa e che va
risolto non col solito ragionamento secondo cui l’idea di raggio di luce dipende
figurativamente da quella precedente di “bacchetta, lancia, palo”, ma prendendo
atto finalmente che la radice all’origine poteva dare i due significati
indipendentemente, senza che l’uno fosse generato dall’altro.
Il
lat. spec-ul-a (m) ‘vedetta, osservatorio, cima,
sommità’ è ugualmente diviso tra i due
significati di fondo, e cioè sguardo da una parte e estremità, cima, monte dall’altra: una cima, insomma, non trae il suo nome dal
fatto che da essa si può ben osservare
lo spazio circostante, ma solo dal suo essere una punta o estremità.
Il
lat. spec-ul-u(m) ‘specchio’ deriva, a mio
avviso, il nome dalla sua natura di strumento
atto a guardare o vedere (oltre a
questa funzione non ne ha un’altra!) in un certo senso come un televisore.
Si può essere ancora più precisi e radicali dicendo che lo specchio
è etimologicamente solo uno sguardo,
una visione. Nel gergo colloquiale,
infatti, anche la tele-visione indica l’apparecchio altrimenti detto tele-visore.
Interessante è notare che in toponomastica
esistono dei Monte-specchio (prov. di
Siena e Modena e altrove) la cui seconda componente –specchio ripete il significato della prima. L’idea di “cima” e
quella di “monte” sono equivalenti come quella di “punta” e di “lancia, dardo”.
Per
il significato di ‘parlare, esprimere’ di questa radice, presente anche
nell’ingl. speak, rimando al lungo articolo, presente nel mio blog (30
giugno 2019), e intitolato Incredibile!
L’it. sprecare è fratello di ted. sprechen ‘parlare’ […].
Anche il significato di it. spaccare, fatto risalire al presunto longobardo
*spahh-an, deve essere connesso ad un
significato originario di ‘scoppiettare, crepare, fendersi’ che sta dietro a
quello di ‘parlare’.
L’ingl. spook ‘fantasma’ riporta al significato di ‘visione’ dello
specchio di cui sopra, come il ted. Spuck ‘fantasma, spettro’, parola
che ha anche il significato di ‘strepito’, avvicinabile a quello di ‘crepitare’
di cui sopra. Amen.
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