E’ noto quasi a tutti, credo, il
detto secondo cui il cigno, bellissimo uccello bianco degli anatidi, produce un
canto melodiosissimo quando avverte che la morte si avvicina. Credenza che si ritrova già in Grecia, all’origine
della civiltà occidentale. Metaforicamente
il canto del cigno indica l’ultimo
capolavoro di un musicista, scrittore, pittore composto prima dell’arrivo della
sua scomparsa.
Fu però già Plinio il Vecchio (I sec. d. C.), nella Naturalis Historia, a smentire quanto la leggenda, ormai sulla
bocca di tutti, affermava, ritenendola falsa.
Ma nonostante ciò, essa continuò naturalmente a vivere, nell’uso comune
delle lingue, almeno quelle europee. Il cycnus
olor, detto anche cigno muto,
addirittura emette raramente suoni simili a sibili, schiocchi, soffi, ma anche
le altre specie non sono particolarmente loquaci, tranne magari quando si
sentono minacciate. Il problema quindi è
quello di cercare di capire come una simile leggenda sul canto del cigno alla
fine della vita possa essere nata.
In greco il termine per ‘cigno’ era kýkn-os la cui radice ho inserita,
nell’articolo precedente Il picchio e
altri volatili, tra quelle di gr. kikk-όs ‘gallo’, lat. cuc-ul-u(m) ‘cuculo’, lat. cic-oni-a(m) e diverse altre, da considerare non
onomatopeiche. E’ chiaro, da quello che ho mostrato nel suddetto articolo, che
sono le leggende e le storielle ad originarsi dai nomi di questi animali e non
il contrario, cioè la supposizione che esse abbiano generato i nomi, errore
gravissimo. Una parola come kýkn-os (ma del resto anche le altre), una volta entrata nel
giro della mitologia, era destinata a diventare il centro di attrazione di
molte altre parole che, insieme, andavano a costituire una rete le cui maglie collegavano diversi episodi mitici, come quello
che lo voleva uccello sacro ad Apollo, dio del sole. La radice infatti richiama
ant. ind. çuci-h ‘che brilla, bianco’, con cui evidentemente si
incrociò in tempi remoti della storia della lingua. Nella mitologia inoltre Kýkn-os era addirittura il figlio di
Apollo, o anche re dei Liguri, molto amico del figlio di Elio (Sole), Fetonte, nome che significa
‘brillante’. Ma perché mai questo presunto re doveva
essere dei Liguri? A mio avviso, il
nome di Liguri, dato dai greci a quel popolo, si era incrociato con termini
religiosi antichissimi come Apollo Licorio, gr. Lyk-ōréus dal nome di un villaggio del Parnaso, dove il dio era venerato.
La prima componente Lyk- è quella di lat. luc-e(m) ‘luce’ e di gr. leuk-όs ‘bianco, chiaro, lucente’. E’ tutta un’orgia di termini dal
significato di ‘luce, sole’, i quali si attraggono vicendevolmente nella genesi
di questo mito, come avviene solitamente. E’ tutta un’orgia di termini dal significato
di ‘luce, sole’.
Che il cigno potesse farsi accreditare
come ‘uccello canterino’ benchè non lo fosse affatto, è confermato dalla
somiglianza con la radice cuccu, cocco presente già in greco, la quale
esprime un suono attribuito spesso ad uccelli, come il lat. cuc-ul-u(m). In greco abbiamo infatti kόkk-yks ‘cuculo’, kokk-ýz-ein ‘gridare, cantare, fare cuccù (del cuculo), fare
chicchirichì (del gallo)’, kōký-ein ‘lamentarsi, piangere’.
. Ma perché sarebbe diventato canoro in modo eccelso proprio in prossimità della morte? Semplicemente perché in greco il suo nome andò ad incrociarsi con una parola plur. koký-ai ‘nonni, antenati’ che secondo me persiste nell’espressione italiana vecchio come il cucco , detto anche di cose antichissime. L’espressione si sarà anche incrociata con l’altra vecchio bacucco ‘vecchio rimbecillito’ proveniente forse dal nome del vecchio profeta biblico Abacuc.
. Ma perché sarebbe diventato canoro in modo eccelso proprio in prossimità della morte? Semplicemente perché in greco il suo nome andò ad incrociarsi con una parola plur. koký-ai ‘nonni, antenati’ che secondo me persiste nell’espressione italiana vecchio come il cucco , detto anche di cose antichissime. L’espressione si sarà anche incrociata con l’altra vecchio bacucco ‘vecchio rimbecillito’ proveniente forse dal nome del vecchio profeta biblico Abacuc.
Nel
medio irlandese il cigno suona gall,
la cui etimologia viene erroneamente ricondotta, ad esempio, alla radice di
ingl. call ‘chiamare,
gridare’, sempre perché si è abbagliati dalla leggenda del cigno
canterino. La radice gall/call è stata
esaminata abbondantemente nell’ articolo di ieri Il picchio e altri volatili
(6 giugno 2020) e in quello intitolato L’urogallo e l’aurora. Come la lingua inganna i suoi utenti (23
maggio 2020).
Di
conseguenza considerare la radice di ingl. swan ‘cigno’ copia di ant. ingl. ge-swin ‘melodia, canzone’ o di lat. son-u(m) ‘suono’ < *swen, mi pare azzardato. Perché io invece suppongo la somiglianza non
solo formale ma anche sostanziale con lat. su-in-u(m) ‘maiale’, ted. Schwein ‘porco, maiale’: il punto d’incontro
sarebbe da individuare nel significato generico di ‘animale’, che io intravedo
dietro i vari nomi di animali.
C’è
un’espressione familiare tedesca molto interessante al riguardo. Essa è kein…Schwein ‘non un’anima viva’. Ad
esempio la frase tedesca es gibt kein-es Schwein significa ‘non c’è
anima viva’ o ‘non c’è nessuno’, ma letteral.
‘non c’è nessun porco’, cosa stranissima. Esiste comunque un’altra possibilità, seppure
in linea teorica, e cioè che l’espressione tedesca ripeta il cliché
dell’italiano nessuno < *n(e) ips(e) un-us, composto dalla particella negativa
lat. ne + pronome determinativo ipse ‘stesso’ + numerale un-us ‘uno’. Ipse ’stesso, medesimo’ poteva significare anche persino, proprio: un
rafforzativo del nome cui si riferiva. Questo nessuno siamo abituati a
considerarlo un prodotto del tardo latino volgare, ma poteva benissimo essere
venuto da molto lontano, magari più lontano delle forme canoniche latine, pron.
nemo ‘nessuno’< *ne-homo ’non un uomo’ ,
aggett. lat. null-us ‘nessuno’ (nelle
frasi negative ull-us ‘qualcuno’). Ora,
l’espressione tedesca in questione potrebbe essersi formata da una
locuzione originaria germanica, poi
scomparsa (o, meglio, nascosta sotto l'espressione suddetta), *kein-er, (i)ps(e) ein ‘nessuno, nemmeno uno’. Dico ‘nemmeno’ al posto di ‘proprio, persino’
perché la frase è negativa, e in tedesco come in inglese due negative affermano. Ora, nel contesto, l’ipse è diventato ps- seguito da -ein ‘uno’, cioè *psein
> *se-ein molto simile alla radice di lat. su-in-u(m) ‘maiale’ divenuto in ted. Schw-ein ‘maiale’. Così, per etimologia popolare, la frase sarebbe
diventata kein…Schwein ‘nessun porco’
al posto del semplice ‘nessuno, nemmeno uno’. La radice se- si riscontra, dai linguisti, anche nell’ingl. self ‘stesso’, ted. selb-er ‘stesso’ ed è ricondotta alla radice
indoeuropea *s(w)e- coincidente col lat. su-u(m) ‘suo, proprio’.
Che
il ted. Schwein ‘porco’ qui
significa ‘animale, animaletto’ me lo suggerisce il sosia ingl. swine
‘porco’, nel composto swine-pipe ‘turdus musicus’ detto anche ‘turdus sassello’. Letteralmente il composto significa ‘piffero
del porco’(definizione strampalata), ma in realtà le due componenti dovevano
essere tautologiche; la prima alludeva in genere al concetto di “animale”, la
seconda non era esattamente equivalente a ‘piffero’ ma aveva la stessa radice
di lat. pipi-on-e(m) ‘piccione’. Ingl. sw-ine ‘porco’ è molto vicino, secondo me, a gr. spín-os, un uccellino non identificabile, ma probabilmente della
famiglia dei fringuelli. A questo punto
mi vengono in mente gli ingl. swine’s feathers o swine’s pikes, così detti
perchè simili a baionette da
applicare nei moschetti o a spiedi da
fissare sul terreno per ostacolare la cavalleria, e non perché essi servissero
all’origine per cacciare i cinghiali (swine-) come pensano i linguisti. Il significato letterale è ‘penne (feathers) del maiale, picche (pikes) del maiale’. Il termine swine ‘porco’ è solo la
copertura di un precedente vocabolo per ‘punta, spiedo, spino’. Il nome porco-spino,
cioè l’istrice, lo lascio da pelare a dovere a chi ormai è addentro a questa
tecnica esplicativa, ma la cosa potrebbe essere più difficile di quanto sembra.
Buona fortuna!
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