Allora sbarra non è solo d'Aielli: è presente anche a Paterno-Aq, a
Trasacco-Aq[1]
e credo anche nell’abruzzese[2] smarrë ‘branco, frotta, stormo’ incrociatosi
con la radice mar(r)- di abruzzese marr-occa ‘spiga del granturco’ variante di morrë ‘spiga del frumento
e altre graminacee; branco, gregge, armento’, abr. morë ‘mucchio di grano’. Interessantissimo è la pléceta ‘gran numero,
massa’ del dialetto aquilano perchè
nasconde una parola greca (l'Abruzzo è pieno di termini greci), cioè plektḗ
che significa ‘intreccio’, ma anche ‘corona, avvolgimento, spira (tutti
concetti che indicano 'rotondità' e cioè 'gruppi’ come dirò ora per sbarra.
La sbarra, infatti, è variante, con
labiale sonora, del dialettale molto diffuso sparra, o spara 'cercine', panno che le donne
avvolgevano sulla testa per portare pesi, e che poi serviva anche come cencio o
strofinaccio mille usi. Il termine è anch'esso simile al greco speĩra ' avvolgimento, cercine'. In fondo
anche greco sphaĩra 'palla, disco, sfera, pillola' esprime lo stesso
concetto generico di "rotondità". Ora, in latino, coron-a(m) indica anche un 'circolo, gruppo di
persone'; il lat. turb-a(m) (il cui
etimo rimanda a 'movimento circolare') significa anche 'moltitudine, mucchio,
massa, ecc.'; il lat. glob-u(m) ‘globo sfera, mucchio, ammasso, moltitudine’; il
nostro aiellese e abr. maschile rόtë ‘circolo, capannello di
persone’ rimanda alla radice di lat. rot-a(m) ‘ruota, disco’. E così
anche la nostra sbarra, sparra ‘cercine’ assunse il
significato di 'gruppo, massa, moltitudine'.
Il
termine di Opi-Aq na freca ‘una gran quantità’ si ritrova anche ad Aielli-Aq e
altrove: io penso che sia parente prossimo della radice di lat. frequ-ent-e(m) ’numeroso, frequente’. L’abr. na fatta
‘una quantità grande di persone o cose’ è molto interessante. Esso non ha niente a che fare, secondo me,
col participo passato del verbo fare insieme
all’aggettivo italiano fatt-iccio ‘robusto, tarchiato’,
dial. abr. fatt-ìccë ‘grosso,
massiccio, spesso’. Se l’idea di it. fatto ‘maturo, sviluppato’ può coprire
il significato di grosso, robusto esso non può assolutamente
coprire quello di ‘tarchiato, tozzo, tracagnotto’. Un uomo fatto
è un giovane pienamente sviluppato che può essere, però, sia tarchiato nella persona sia snello.
Allora, a mio parere c’è dietro qualcosa: la radice di ingl. fatt-ish <*fatt-isk ‘grassoccio, grassottello’, ingl. fatt-y < *fatt-ig ‘grassone, ciccione’ da aggett. ingl. fat ‘grasso, grosso’. Di conseguenza il
dial. na fatta ‘una grossa quantità’ attinge proprio a questa
radice fat ’grasso, grosso’. Non
si scappa!
Mi
sono accorto poco fa che esiste anche l’abruzzese sbarde[3] ‘branco, stormo’ da cui
sarà derivato il suddetto dial. sbarra ‘gran numero, frotta’, ma non
c’è nulla da temere, quasi tutto quello che ho detto resta valido. Ora, ho
fatto notare che in gr. esisteva speĩra ‘avvolgimento, cercine’
accanto, però, anche spyrís,-íd-os ‘cestello, paniere’, una ‘rotondità’ o ‘cavità’ dunque. Anche
gr. spyrás, -ád-os
significava in effetti ‘sterco, pallottoline di capra o pecora’. Esistevano
forme aspirate parallele a queste ultime come sphyr-ís,-íd-os ‘cestello ecc.’ e anche gr. sphaĩr-a ‘sfera, palla, cesto (per il
pugilato), pillola’ di cui ho già detto.
Ora
in ingl. esiste il termine sward ‘tappeto d’erba sul terreno’
chiamato anche turf ‘tappeto erboso, zolla, apparentato con ant. germanico zurba ’tappeto erboso, zolla’, una radice che
mi ricorda molto il lat. turb-a(m) ‘turba, folla, moltitudine, massa, mucchio’ nel suo valore di
fondo di rotondità, avvolgimento. E
la zolla è una ‘massa di terra’ come
il tappeto è qualcosa che copre e quindi
avvolge;
infatti in lingue germaniche la radice di sward indica spesso la ‘pelle,
cotenna’, termine, quest’ultimo, che richiama il lat. cut-e(m) ‘cute, pelle’, l’ingl. hide ‘pelle,cuoio’, il verbo ingl. to hide ‘nascondere, celare, mascherare’
(riconfermando così il valore di copertura, avvolgimento), il gr. kéuth-ein ‘nascondere, occultare’, il gr. kýt-os ‘cavità, volta, inarcamento, vaso,
involucro, pelle’. Ma non abbiamo
finito. Questi significati di
nascondere, occultare generano, secondo me, quello di oscurare, e quindi annerire.
Infatti, ritornando alla radice sward ‘zolla, tappeto erboso, ciuffo’
ci accorgiamo che gli ingl. swart, swarth e swarthy significano ‘scuro di
carnagione’ e il ted. schwarz significa ‘nero’. La radice circolava anche su suolo italico
nel lat. sord-es < *sword-es ‘sporcizia, gramaglie (abito nero)’. E così ritorniamo all’abruzz. sbàrdë
‘branco, stormo’ dove la radice
ripresenta il valore di ‘turba, mucchio, massa’. La parola indica significati
diversi ma tutti riannodabili allo stesso generico significato di fondo. Amen.
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