L’espressione in epigrafe, in uso
anche nei nostri dialetti nella forma ad
ufë, o aùffa è una di quelle che, essendo totalmente incerta quanto alla
sua provenienza, ha messo in moto la fantasia sbrigliata dei linguisti. Tanto da arrivare a presumere che si
trattasse di un acronimo per una non attestata espressione latina ad usum fabricae, in riferimento ai
materiali inviati a Roma per la costruzione della fabbrica di San Pietro, che
così erano esentati da dazio. Qualcuno
suppone addirittura che la –a- finale dell’espressione a uffa (anche a ufa),
invece dell’altra a uffo (anche a ufo), indicasse un aggettivo di fabricae, e cioè apostolicae ‘apostolica’.
Il
linguista V. Pisani[1] ha già ricondotto l’espressione ad un
osco-umbro *ufar ’abbondante’
corrispondente al lat. uber-e(m)
‘abbondante, sovrabbondante, pieno’, in base alla considerazione che la radice si
ritrova in una vasta area, in Italia, anche meridionale’, e nella penisola
iberica. Mette conto anche citare il
gotico ufio ‘abbondanza’, propriamente il superfluo. Ed io condivido
la posizione del Pisani, anche se trovo una certa difficoltà a far collimare il
concetto di “abbondanza” con quello di “gratis, senza pagare” che l’espressione
mostra, sia in italiano che nelle forme dialettali. Ma, a ben pensarci, un modo c’è per arrivare
con una certa naturalezza a questo significato.
Ricordo, infatti, che quando mia madre vendeva qualche coppa di grano o altri cereali, usava
fare una misura colma e non rasa, cioè con i cereali pareggiati
ai bordi del recipiente, mediante un listello chiamato appunto rasόra. Mia madre, insomma, per accontentare
l’acquirente, usava una misura sovrabbondante, e naturalmente il di più
non se lo faceva pagare. Forse in
conseguenza di quest’usanza l’espressione ad
ufo, che normalmente indicava qualcosa in
abbondanza, cominciò a significare ‘per sovrappiù’ e quindi ‘gratis, senza
pagare’. A Trasacco-Aq aùffa[2]
significa infatti sia ‘abbondandemente, a iosa, a volontà, a piacere’ sia’
gratuitamente, senza spese’. Questo
etimo, anche se non fosse vero, è però certamente molto più concreto, con i
piedi per terra rispetto a quello fantasioso
relativo alla fabbrica di San Pietro.
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