mercoledì 24 giugno 2020

L’espressione italiana “ad ufo”.


L’espressione in epigrafe, in uso anche nei nostri dialetti nella forma ad ufë, o aùffa è una di quelle che, essendo totalmente incerta quanto alla sua provenienza, ha messo in moto la fantasia sbrigliata dei linguisti.  Tanto da arrivare a presumere che si trattasse di un acronimo per una non attestata espressione latina ad usum fabricae, in riferimento ai materiali inviati a Roma per la costruzione della fabbrica di San Pietro, che così erano esentati da dazio.  Qualcuno suppone addirittura che la –a- finale dell’espressione a uffa (anche a ufa), invece dell’altra a uffo (anche a ufo), indicasse un aggettivo di fabricae, e cioè apostolicae ‘apostolica’.

      Il linguista V. Pisani[1]  ha già ricondotto l’espressione ad un osco-umbro *ufar ’abbondante’ corrispondente al lat. uber-e(m) ‘abbondante, sovrabbondante, pieno’, in base alla considerazione che la radice si ritrova in una vasta area, in Italia, anche meridionale’, e nella penisola iberica.   Mette conto anche citare il gotico ufio ‘abbondanza’, propriamente il superfluo.  Ed io condivido la posizione del Pisani, anche se trovo una certa difficoltà a far collimare il concetto di “abbondanza” con quello di “gratis, senza pagare” che l’espressione mostra, sia in italiano che nelle forme dialettali.  Ma, a ben pensarci, un modo c’è per arrivare con una certa naturalezza a questo significato. 
 
    Ricordo, infatti, che quando mia madre vendeva qualche coppa di grano o altri cereali, usava fare una misura colma e non rasa, cioè con i cereali pareggiati ai bordi del recipiente, mediante un listello chiamato appunto rasόra.  Mia madre, insomma, per accontentare l’acquirente, usava una misura sovrabbondante, e naturalmente il di più non se lo faceva pagare.  Forse in conseguenza di quest’usanza l’espressione ad ufo, che normalmente indicava qualcosa in abbondanza, cominciò a significare ‘per sovrappiù’ e quindi ‘gratis, senza pagare’. A Trasacco-Aq aùffa[2] significa infatti sia ‘abbondandemente, a iosa, a volontà, a piacere’ sia’ gratuitamente, senza spese’.  Questo etimo, anche se non fosse vero, è però certamente molto più concreto, con i piedi per terra  rispetto a quello fantasioso relativo alla fabbrica di San Pietro.





[1] Cfr. Cortelazzo-Zolli, DELI (dizionario etimologico della lingua italiana), Zanichelli, Bologna., 2004.
[2] Q. Lucarelli, Biabbà A_E, Grafiche Di CensoAvezzano-Aq. 2003.
   




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