martedì 16 giugno 2020

Il significato di un termine raro e dialettale vale centomila ragionamenti, sia pure dettati dalla logica, circa il valore o uno dei valori che nel passato ha potuto assumere un toponimo.




Già diverse settimane fa, nel sito di Dialetti abruzzesi e molisani[1], si è ragionato sul significato da dare al toponimo Zappënéta che in antico era il nome della Camosciara in quel di Civitella Alfedena. Io sostenevo che prima che il toponimo venisse riferito alle antiche piante di abete ivi presenti, il cui nome pareva essere in rapporto col lat. sap(p)in-u(m) ‘abete (bianco)’ e con il suffisso colletivo –eta, eto in genere usato in relazione alle piante, ma anche in relazione a gruppi di pietre ed altro, dovette essere riferito alle rocce frastagliate e impervie ivi esistenti. Ora, fortuna delle fortune, ho incontrato la voce zëppën-èïdë ‘sasseto’, nel Vocabolario abruzzese di D. Bielli[2], che pure ho spesso tra le mani, ma, preso dalla foga del discorso non sono andato a consultare, o , forse, l’ho fatto, ma sono andato a cercare zapp- e non la variante zepp-.

A me pare che la radice di questo vocabolo sia la stessa, come avevo sospettato, dell’oronimo aiellese La Savina e della voce del dialetto aiellese (e di altri) zav-όrra ‘sasso, ciottolo’ che richiama anche il lat. sab-urr-a(m) ‘sabbia’, e forse anche lat. Sub-ur(r)-a(m) vasto quartiere malfamato di Roma antica alle pendici dei colli a est e nord-est del foro. Il cliv-u(m) Sub-ur-an-u(m) era appunto una strada in pendio che saliva dalla Suburra tra i colli Oppio e Cispio, fino a raggiungere la porta Esquilina nelle Mura serviane.

Le parole dialettali sono spesso impagabili.


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