Ad Aielli il termine sbruaràtë, che ha l’aria di un participio passato,
significa ‘dissoluto, sfrenato (nel mangiare, bere, ecc.)’. Si usa piuttosto
raramente l’infinito sbruar-àsse e forme come s’è
sbruaratë ‘è diventato sfrenato, senza ritegno’. Non so se esista in
altri dialetti.
Ora,
c’è un verbo greco che potrebbe andare a pennello per spiegare la voce
aiellese, sia nella forma che nel contenuto.
Il verbo pyrg-ēré-esthai, per lo più poetico, ha un significato alquanto
incerto: ‘custodire la torre’, in Euripide e, al passivo, ‘sono cinto
d’assedio’. Il verbo quindi, a mio
avviso, doveva avere all’origine il significato di ‘custodire, cingere,
proteggere, avvolgere’ che tendeva a specializzarsi sotto l’influsso di gr. pẏrg-os, il quale, pur proveniente dalla
stessa prima radice pẏrg- del suddetto
verbo, aveva assunto il significato specifico di ‘torre, baluardo’ ma anche di ‘recinto’.
Il
verbo greco, insieme all’aggettivo pyrg-ḗr-ēs ‘munito di torri’, presenta una seconda radice –ēr-
(da ar) col valore di ‘connessione, congiunzione,
legame, adattamento, sovrapposizione’ e quindi, col valore di ‘coprire,
proteggere’, ripeteva tautologicamente lo stesso significato della prima, cioè
‘custodire, proteggere, ecc. Il
significato originario dell’aggettivo doveva essere, allora, solo ‘coperto,
protetto, custodito’ senza la specificazione delle torri.
Ora,
l’aiellese sbruaràtë a mio avviso deriva da una precedente forma *s-burg-ar-àtë
divenuta *s-bru-ar-àtë per
metatesi –ur-/-ru- e normale caduta della velare sonora –g- tra due vocali, come in aiellese fraula< fragula. La –s- iniziale ha valore privativo negativo
come in it. slegare, scaricare, sfrenare, ecc. ecc. Il suo significato doveva indicare, dunque, la condizione
di chi si libera da barriere, restrizioni, costodia o freno e diventa letteralmente dissoluto, cioè sciolto, libero di dare
sfogo senza ostacoli, limiti né contegni e ritegni alle sue voglie.
Così
come esiste ad Aielli ‘m-brac-atë ‘imbracato’e s-brac-atë ‘sbracato’ così doveva esistere una forma *‘m-bruaratë ‘costretto, legato, impedito’
contrapposta a s-bruar-atë ‘libero,
dissoluto, senza freno’. Ma il verbo videntemente finì ai margini della lingua
ed è solo un miracolo se se ne sono salvate alcune forme.
La
sonora iniziale di -burg- > -bru-
sarà dovuta all’influsso di ted. burg ‘borgo (fortificato)’ la cui
radice è affine a quella di gr. pẏrg-os ‘torre, recinto, fortezza’.
Sarei
curioso di sapere se il termine è presente in altri dialetti abruzzesi.
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