La voce aiellese tra-pìzzë indica un angolo di qualcosa, in
specie di terreno. Di primo acchito sembra evidente che la parola contenga il
significato del dialettale pizzë
‘punta, angolo’ ma resta comunque da spiegare il primo membro tra-.
A
Trasacco nella Marsica stra-pìzzë vale ‘fazzoletto o pezzo di
stoffa triangolare’[1].
Anche il Vocabolario abruzzese del Bielli riporta per questo vocabolo il
significato di ‘fazzoletto triangolare con cui le donne si coprono la parte
superiore delle spalle’ nonché quello di ‘superficie triangolare’. Sempre a Trasacco il verbo strapizzà
significa ‘tagliare diagonalmente un taglio di stoffa di forma quadrata o
rettangolare; piegare diagonalmente un fazzoletto’. Diversi sono i significati connessi
con questo termine: triangolo, diagonale, quadrato.
Io
credo che il punto di partenza di trapìzzë sia il gr. trápeza ‘tavola, mensa’,
termine da cui deriva il nome della figura geometrica del trapezio. Da esso dovette
svilupparsi il significato di superficie
quadrata o rettangolare, cioè la forma del fazzoletto che, piegato o
tagliato diagonalmente ha dato, a Trasacco, il triangolo; ma dirò di più: a Cerchio-Aq trapìzzë significa
addirittura ‘sghembo’[2], cioè obliquo, cioè diagonalmente;
esso potrebbe alludere anche all’ipotenusa
di un triangolo rettangolo, ricavato da un quadrato o da un rettangolo.
Il
termine, così come è arrivato a noi, sembra riferirsi ai tre pizzi (angoli) del triangolo, ma la sua origine
parla di superficie piana, in genere quadrangolare o rettangolare. Un proverbio dialettale aiellese dice che chi nascë tunnë 'm-po' murì quatratë (chi nasce tondo non può morire quadrato),
ma in linguistica succede questo ed altro.
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