Mai e poi mai crederò che il lat. carni-fic-e(m) ‘carnefice, boia’ si sia originato per indicare chi ‘riduce in
pezzi di carne, in polpette’ qualcuno, come vuole l’etimo della parola che in
effetti sembra indiscutibile: il primo elemento carni- non sarebbe altro
che la radice di lat. carn-e(m) ‘carne’ e il secondo elemento- fic-e(m) sarebbe variante della radice di lat. fac-ĕre ‘fare’. Il
significato del verbo quindi sarebbe proprio ‘fare polpette’ dato anche che
lat. carn-e(m) ‘carne’ contiene la radice del
verbo gr. keír-ein ‘tagliare, recidere, rodere’.
Ma il verbo lat. carni-fic-are in Livio significa
‘decapitare’, il che mi induce a pensare che l’elemento carni-, lungi dall’indicare le polpette
di cui sopra, deve essersi senz’altro incrociato con il gr. kárēn-on, káran ‘testa,
capo’, ampliamenti di gr. kára ‘testa,
capo’. Quindi il verbo dovette significare proprio ‘tagliare la testa,
decapitare’ e il sostantivo carni-fic-e(m) indicò il ‘boia’, l’esecutore di pene capitali in genere,
anche se poi naturalmente il significato si estese a comprendere le torture ed
altro.
All’origine molto probabilmente il
termine indicava semplicemente colui che taglia, uccide (senza ridurre in
polpette!)’ e forse l’elemento fic-e(m)
aveva qualcosa a che fare con la radice del verbo lat. fig-ĕre ‘configgere’ e forse genericamente ‘uccidere’, ripetendo tautologicamente
il significato del primo elemento carni-.
Povero carnefice, calunniato dagli etimologi e dagli altri! Egli non era
certamente una persona sadicamente ossessionata dalla voglia di ridurre in polpette le persone. Fu
proprio questa supposta allusione ai pezzi
di carne a farne un crudele e sadico uccisore.
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