Nel Lazio i gratta-culi sono anche i talli delle zucchine che vengono usati come ottimo contorno, talli costituiti da steli, gambi (a volte ricoperti di tenere spinette) a cui sono ancora attaccati fiori in boccio e zucchine varie. Io credo che il nome gratta-culi all’origine indicasse tutta la pianta delle zucchine: me lo conferma il nome greco della zucca, cioè kolo-kẏnthē, il cui primo membro corrisponde al secondo di gratta-culi. Non si scappa. La radice kolo- si riferiva alla zucca, in quanto di forma sferica, globosa. La motivazione del nome grattaculi viene fatta risalire, in internet, al fastidio che proverebbe nelle parti basse chi si china a raccoglierli! Spiegazione senza capo né coda! Il secondo membro -kẏnthē potrebbe far pensare al veneziano gond-ola, la ben nota barca, in quanto cavità, rotondità, al gr. kόndy ‘tazza’, gr. kόnd-yl-os ‘nodo, pugno serrato’, sscr. kanda-s ‘bulbo, bitorzolo’, gr. kond-ylό-esthai (in Euripide)‘gonfiarsi’, spagn. cuenta ‘perlina (di collana)’, ecc. Forse anche il ligure chinta ‘luna piena’, toscano quinta[1] ‘luna piena’ alludono al cerchio o disco della luna completamente illuminata o anche alla sua forma piena nel senso di rigonfia.
Il gratta-
(dial. ratta-) iniziale è molto probabile che si riallacci alla
radice vrad- di gr. rhόd-on ‘rosa’, eolico brόd-on ‘rosa’, armeno vrad ‘rosa’, piuttosto che al ted. Rad
‘ruota’, come ho supposto prima.
L’accostamento del nome del frutto alla ruota non è di per sé errato, e potrebbe esserci stato anche un
incrocio. Il nome della rosa è passato
ad indicare il frutto, come spesso succede, ma potrebbe essersi verificato
anche l’inverso. La lingua tenta tutte
le strade! Non ultima è quella che potrebbe individuarsi nel serbo-croato grad 'grandine', il quale potrebbe aver perso nei nostri dialetti la velare iniziale -g- com avviene in molte parole quali il dialettale rànnela 'grandine', rasse 'grasso', ecc.
In
greco si incontra il termine composto kynό-rhod-on ‘rosa canina’ il
cui primo membro kynό- indica appunto
il ‘cane’. Ma nel linguaggio botanico atuale il cino-rrodo designa la
bacca, il frutto della rosa canina. Il
bello (anzi, bellissimo) è che in greco esiste anche il composto neutro kynόs-bat-on ‘frutto della rosa canina’,
mentre il maschile kynόs-bat-os è la pianta ‘rosa canina’. Sottolineavo con bellissimo il nome, perché esso mi ricollega al primo membro di battë-culë che ad Ovindoli-Aq indica la bacca
in questione. In greco il semplice bat-on indica la mora di
rovo, sempre una rotondità, ma il maschile bát-os
designa lo ‘spino’. Come mai? Gli è che anche lo spino, in quanto punta, è una
protuberanza specializzata, come quella della bacca. Il kyno- si ripresenta nel gr. kyn-ák-antha ‘rosa canina’, il cui
secondo membro è il gr. ák-antha ‘punta,
cardo, spina’. A questo punto il membro kyn- butta la maschera e
rivela di essere apparentato conl’aggett. ingl. keen ‘acuto’. Un’altra chicca è il gr. kyn-ára ‘rosa canina’ ma anche ‘carciofo’ come la variante kin-ára ‘carciofo’, col suo caratteristico capolino sferoidale. Diversi sono nella Grecia classica i
toponimi come Kynόs-ura nell’Attica
presso Maratona e nell’isola di Salamina (letter. ‘coda di cane’), o come Kynόs kephalái , nome di alcune colline(letter. ‘teste di cane’). Nel
vocabolario greco di L.Rocci compare il composto plurale kẏn-ura ‘scogli, scogliera’ in cui ricompare la ‘coda (-ura)’ ma col significato originario di
‘protuberanza, punta’, riferita agli scogli.
Ritornando al ratta-culo faccio notare che in Sicilia (in quel di Mistretta-Me) la
pianta smilax aspera, nota col nome volgare
italiano di salsapariglia, presenta anche il nome locale di ratta-culo. La pianta, una gigliacea, produce un frutto globoso
rosso-scuro. Ora, il greco kynόs-bat-on ‘pianta e frutto della rosa canina’ di cui più sopra
significa anche smilax: come sono
vaste e ramificate certe parentele!
Il
nome di rosa canina deve essere la
traduzione di gr. kynό-rhod-on ‘rosa canina’, ma
la radice di it. cane, nel senso di grilletto d’arma
da fuoco, aveva già di per sé il valore
di ‘protuberanza, cannello, punta’ se in tedesco la parola Hahn, che in quella
lingua vale ‘gallo’ (non ‘cane’), significava anche ‘cane (del fucile),
rubinetto, cannella’.
L’insegnamento più importante che traggo da questi due articoli sulla
rosa canina, è che le radici, come avevo capito del resto molti anni fa, non
nascono con un significato più o meno specializzato, ma con uno genericissimo,
sicchè esse sono sommamente cangianti e versicolori, sebbene la lingua, per
ingannarci, ci fa spesso apparire il contrario.
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