lunedì 27 maggio 2019

Filastrocca sulla chiocciola a Sorrento.



La filastrocca n.21 dell’elenco riportato nel sito di cui ho detto proviene da Sorrento-Na, ed è molto interessante. Si invita la chiocciola ad uscire perché la madre la incorna come nella cantilena di Gallicchio-Pt.dove abbiamo interpretato questo verbo come sinonimo di ‘avvolgere’. Qui si aggiunge che la mamma la incorna ncopp’ a l’asteco, cioè sull’attico: come mai?  Qui non è difficile arrivare alla verità, perché sappiamo che l’it. lastrico deriva dal latino mediev. astrac-u(m), ‘coccio’ dal gr. όstrak-on’ coccio, conchiglia’ con la concrezione dell’articolo. E allo stesso modo si comporta il napoletano astecho ‘terrazzo (dell’attico)’.  Ci risiamo, quindi, col concetto di “guscio, conchiglia della chiocciola”.  Ma il bello è dato dal fatto che anche l’espressione ncoppa ‘incima’ è stata suggerita da altro nome della chiocciola del lontano passato, se la cuppulata in corso e in un dialetto sardo vale ‘tartaruga’. Il nome deve avere per forza a che spartire con la radice di it.coppo, coppa che indica varie cose e recipienti incavati.    Subito dopo si dice che fa figli maschi.  Qui credo ci sia dietro il lat. pl. mar-es ‘maschi, (figli maschi). Dico questo perché in diverse altre filastrocche, specie dell’area spagnola, compare la voce mar ‘mare’. Essa non è altro che la radice mar- ‘cavità’ di cui abbiamo parlato a proposito del campano-calabrese-napoletano mar-uzza ‘chiocciola’ e del napoletano mar-uzz-ella ‘ricciolo, ragazza vivace’, nell’articolo di alcuni giorni fa La ciammaruca. .    I coppi ricompaiono in altre filastrocche col significato di ‘tetto, tegole’ (cfr. n. 23, n. 51) e si trasformano in verbo nel n.31 (zënza te copi -altrimenti ti uccido) in un dialetto ladino. 

   La filastrocca continua indicando luoghi precisi in cui avverrebbe  questo incornare, e cioè aret’a porta ‘dietro la porta’. La porta etimologicamente indica un passaggio, una cavità, concetto nascosto anche dietro a-rète ‘dietro’.  Per convincersene si abbia la pazienza di leggere nel blog il mio articolo intitolato I Marsi, popolo pacifico di contadini,pastori e pescatori (settembre 2013).  Spunta anche il diavule che se la porta via. Ma noi non ci crediamo perché in questo caso la parola diavule fa riferimento o al concetto di “animale” o a quello di “cavità”, in rapporto al guscio della chiocciola. Per farsene un’idea si legga il mio articolo Il paese di Gioia dei Marsi. Il suo vero etimo. Il diavolo di ha messo la coda ( agosto 2012).  La filastrocca finisce col dire che l’operazione dell’incornare avviene anche nel portone (purtusa), voce  che abbiamo già incontrata nella cantilena di Gallicchio-Pt, nel significato di ‘buco’ e con l’invito alla ciammaruca   di cacciare le corna.

    Ma è mai possibile che gli antropologi sdilinquiscano, cercando di dare spiegazione a questi nonsense  che a loro appaiono come effetti di una mentalità magica primitiva? Mah! io del resto non ho grossi titoli da esibire, ma credo di avere il diritto di dire la mia, surrogata da queste concrete osservazioni di natura sperimentale.  La ricerca diretta sul campo è dalla mia parte. Il nonsense, del resto, è molto chiaro: si tratta di una sorta di raccolta di nomi che hanno accompagnato l’uomo da epoche preistoriche! Una sorta di vocabolario costruito col favore di un accumulo durato millenni, vocabolario che apre un panorama straordinario e imprevisto sulla natura e l’origine della stessa Lingua dell’uomo.


Nessun commento:

Posta un commento