La filastrocca n.21 dell’elenco
riportato nel sito di cui ho detto proviene da Sorrento-Na, ed è molto
interessante. Si invita la chiocciola ad uscire perché la madre la incorna come nella cantilena di
Gallicchio-Pt.dove abbiamo interpretato questo verbo come sinonimo di
‘avvolgere’. Qui si aggiunge che la mamma
la incorna ncopp’ a l’asteco, cioè
sull’attico: come mai? Qui non è
difficile arrivare alla verità, perché sappiamo che l’it. lastrico deriva dal latino mediev. astrac-u(m), ‘coccio’ dal gr. όstrak-on’
coccio, conchiglia’ con la concrezione dell’articolo. E allo stesso modo si
comporta il napoletano astecho
‘terrazzo (dell’attico)’. Ci risiamo,
quindi, col concetto di “guscio, conchiglia della chiocciola”. Ma il bello è dato dal fatto che anche
l’espressione ncoppa ‘incima’ è stata
suggerita da altro nome della chiocciola del lontano passato, se la cuppulata in corso e in un dialetto sardo vale ‘tartaruga’. Il nome deve avere per
forza a che spartire con la radice di it.coppo, coppa che indica varie cose e
recipienti incavati. Subito dopo si
dice che fa figli maschi. Qui credo ci
sia dietro il lat. pl. mar-es ‘maschi, (figli maschi). Dico questo perché in diverse altre
filastrocche, specie dell’area spagnola, compare la voce mar ‘mare’. Essa non è altro che
la radice mar- ‘cavità’ di cui
abbiamo parlato a proposito del campano-calabrese-napoletano mar-uzza ‘chiocciola’ e del napoletano mar-uzz-ella ‘ricciolo, ragazza vivace’,
nell’articolo di alcuni giorni fa La
ciammaruca. . I coppi ricompaiono in
altre filastrocche col significato di ‘tetto, tegole’ (cfr. n. 23, n. 51) e si
trasformano in verbo nel n.31 (zënza
te copi -altrimenti ti uccido) in un dialetto ladino.
La
filastrocca continua indicando luoghi precisi in cui avverrebbe questo incornare,
e cioè aret’a porta ‘dietro
la porta’. La porta etimologicamente
indica un passaggio, una cavità,
concetto nascosto anche dietro a-rète
‘dietro’. Per convincersene si abbia la
pazienza di leggere nel blog il mio articolo intitolato I Marsi, popolo pacifico di contadini,pastori e pescatori (settembre
2013). Spunta anche il diavule che se la porta via. Ma noi non
ci crediamo perché in questo caso la parola diavule
fa riferimento o al concetto di “animale” o a quello di “cavità”, in rapporto
al guscio della chiocciola. Per farsene un’idea si legga il mio articolo Il paese di Gioia dei Marsi. Il suo vero
etimo. Il diavolo di ha messo la coda ( agosto 2012). La filastrocca finisce col dire che
l’operazione dell’incornare avviene anche nel portone (purtusa), voce che abbiamo
già incontrata nella cantilena di Gallicchio-Pt, nel significato di ‘buco’ e
con l’invito alla ciammaruca di cacciare le corna.
Ma è mai possibile che gli antropologi sdilinquiscano, cercando di dare
spiegazione a questi nonsense che a loro
appaiono come effetti di una mentalità magica primitiva? Mah! io del resto non
ho grossi titoli da esibire, ma credo di avere il diritto di dire la mia,
surrogata da queste concrete osservazioni di natura sperimentale. La ricerca diretta sul campo è dalla mia parte. Il nonsense, del resto, è molto chiaro: si
tratta di una sorta di raccolta di nomi che hanno accompagnato l’uomo da epoche
preistoriche! Una sorta di vocabolario costruito col favore di un accumulo
durato millenni, vocabolario che apre un panorama straordinario e imprevisto
sulla natura e l’origine della stessa Lingua dell’uomo.
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