Esci, esci,
ciammaruca
màmmata s’è
peruta,
pàtrete s’è
‘mpiccato
alla forca
deglio pelato.
Pagliara dei Marsi è l’unica
frazione di Castellafiume-Aq, composta di poche decine d’anime. Riporto il testo per la sua forte somiglianza
con quello di Aielli, il mio paese. Ma
il motivo dell’impiccagione del padre si ritrova anche in una filastrocca
veneta, la n. 105 del catalogo di Giovanni Grosskopf di cui ho parlato. Qui però si dice màmmata s’è perùta (tua
madre è morta) al posto di quella che dovrebbe essere formula normale màmmeta s’è morta (Aielli). Ora, se nel dialetto di Pagliara che non
conosco si dice normalmente s’è peruta
(è perita) al posto di s’è morta, si
tratterà di una probabile resa nel dialetto locale della formula s’è morta più generale. Altrimenti
bisognerebbe cercare una radice attinente ai concetti di chiocciola, corna o guscio. Nel testo aiellese si nominano le forche di san Donato, che qui diventano
la forca del pelato. Per forca abbiamo già individuato in latino
e soprattutto nei dialetti il significato di ‘buco, tana’. Resta il pelato
che a mio parere non è altro che il gr. pýl(ai) Áid-ou ‘porte dell’Ade’. ‘Orco’, ‘mondo
sotterraneo’. Il gr. Áid-ēs lo
considero imparentato col lat. aed-e(m) ‘casa, tempio’. Quindi
il significato originario di questa espressione greca doveva essere quello di cavità, fossa, baratro e perciò adatto
ad indicare anche il guscio della
lumaca. Comunque non è impossibile che pelato
sia ampliamento della base dell’it. pila ‘recipiente
grande e profondo’ che nel lat. pil-a(m) valeva ‘mortaio’. I dialettali pil-όzzë, pël-όzzë indicano l’abbeveratoio.
Numerose erano nell’antichità le grotte dell’Ade
o di Plutone in Grecia e altrove come
quella famosa di Eleusi, considerate ingresso per l’aldilà[1].
Immagino uomini primitivi che con donne e ragazzi uscivano fuori
dell’abitato in cerca di lumache dopo una pioggia in tutti i paesi in cui esse
si trovano. E li vedo recitare simili
filastrocche, inserite forse in qualche cerimonia rituale o in qualche pratica
magica, ma è un grande errore pensare che quelle che appaiono come incongruenze
alla luce della logica siano il risultato di questa mentalità aperta alla magia
e al fantastico. Le parole delle loro filastrocche erano il risultato anche per
loro dell’incrociarsi di termini nel corso dei millenni, cosa che semmai
favoriva ed alimentava la loro apertura al fantastico. Nel numero prossimo di Quaderni di Semantica
porterò un esempio inconfutabile che qui non posso rivelare.
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