C’è poco da fare! Tutti gli
etimologi vengono incantati dal suono caratteristico della cornamusa e, di
conseguenza, ne danno una spiegazione sonora.
Il termine verrebbe dall’unione dei due verbi francesi corner ‘suonare il corno’
e muser
‘suonare la cornamusa’ che, insieme, avrebbero generato cornemuser ‘suonare la cornamusa’.
In barba al fatto che le due componenti, come abbiamo visto in articoli
precedenti, possono avere anche il significato di ‘cavità’ e riferirsi al
caratteristico otre dello
strumento. L’incanto opera anche nella
spiegazione dell’ingl. bag-pipe ‘cornamusa’ la cui componente –pipe, che ha diversi significati
come ‘canna’ e ‘botte’, oltre a quello di ‘piffero’ viene riportata ad una
radice sonora presente nel lat. pip-are ‘chiocciare’, lat. pipi-are ‘pigolare’, ecc. La componente bag- ‘ borsa, sacco’ non si è prestata ad una
interpretazione sonora. Anche in francese pipe ha il significato di ‘grossa botte’ oltre a quello di ‘pipa’.
Il francese popolare pipel-et vale ‘portinaio’ e potrebbe alludere proprio alla porta in quanto cavità, buco. Naturalmente ci fu poi l’incrocio
con radici corrispondenti formalmente ma con significato sonoro.
Ma la denominazione più esilarante è quella di zi-peppe [1] ‘orinale
(Toscana, Lazio, Campania, Abruzzo) che i linguisti non possono non attribuire
alle numerose voci considerate scherzose: qui si indicherebbe un non meglio
identificato zio Peppe! In realtà si tratta, a mio avviso, sempre
della stessa radice pip(p) con valore di ‘cavità,
vaso’. Di zio parlerò fra poco.
Esiste anche la variante romanesca don
Pepp-ino per ‘orinale’; la componente don
è, a mio parere, la stessa di ingl. tunn-el, fr. tonn-eau ‘botte’ di cui abbiamo parlato in articoli precedenti. Se essa
provenisse da una forma dom (cfr. lat. dom-in-um ‘signore’) allora entrerebbe in ballo la radice dom- per ‘cavità’ di cui rimando agli
articoli su san Domenico.
Per la voce zio comincio col
far notare che in toponomastica sono frequenti le denominazioni come Zia Maria (Aielli-Aq), Zio Angelino (Venere di Pescina-Aq), Zio Totò (Ustica) riferite a grotte.
Ma la cosa più interessante è l’esistenza di gr. dõ ‘casa’
considerata dai grammatici antichi come un’abbreviazione di dõma ‘casa’,
lat. dom-u(m) ‘casa’. Ma già altri[2], prima
di me, si erano accorti che questo dõ ’casa’ non aveva a che fare con dõma (questo,
semmai, ne era, a mio parere, un ampliamento dovuto ad aggiunta di altra
radice). Nel libro citato infatti (pag. 211, nota 176) si dice che
probabilmente in origine il dõ era un avverbio di luogo con il
significato di «a» come suggerirebbe il lat. arc. en-do, in-du ‘in’. Questo commento è, a mio avviso, esatto; solo
preciserei che inizialmente il monosillabo in questione poteva fungere
indifferentemente da avverbio o da sostantivo vero e proprio. Il monosillabo
corrisponde all’ingl. to ‘a’, ted. zu ‘a’ e alle varie forme
za,
ze,
zi registrate in area germanica. Ergo, lo zio suddetto dovrebbe rappresentare
questo-avverbio-sostantivo ad indicare la cavità,
della grotta o di qualsiasi vaso o recipiente.
Altre
considerazioni ci sarebbero da fare, ma, vi prego, abbuonatemele: al punto di
conoscenza in cui mi trovo, mi basterebbe desumere subito da ogni termine, il
significato giusto originario, senza tema di sbagliare e senza dover più
sottopormi alla ricerca di conferme. Grazie.
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