La fonte
Canala si trova a mezza
costa nel versante orientale del monte san Pietro ad Aielli. Qualche centinaio di metri più in là si
incontra la fonte Canal-ìcchia, in territorio
di Cerchio però. Le due fonti sono munite di fontanile e hanno, mi pare, la
stessa portata d’acqua; anzi, in estate inoltrata l’acqua di Canala scompare, mentre quella di Canal-icchia persiste: quindi il nome ci
inganna col suo presunto diminutivo. Un’altra fonte, sempre ad Aielli, porta il
nome di Lë cannèllë (Le
cannelle, plurale: la –a- del
singolare nel dialetto aiellese non si oscura nel suono indistinto di –ë-).
Abbastanza numerose sono le fonti di
questo nome nella Marsica e altrove, credo, come fonte Canale a Collelongo
e la fonte Candelecchia a Trasacco
dove esiste anche una chiesa di tal nome nei pressi. E’ chiaro che il fumo
delle candele accese nel santuario ha facilitato l’italianizzazione in Candelecchia dell’originario e
dialettale Cannelécchia. Una fonte
Candelecchia scorre anche a Fano Adriano-Te. a ridosso del Gran Sasso. Un
rio Can-aglia segna il confine tra l’Emilia-Romagna
e la Toscana. A non parlare dei diversi
fiumi Cane, Canedo, ecc in Colombia e probabilmente nel resto dell’America
latina.
Ammesso che parte di questi idronimi italiani siano dovuti alla radice
di lat. can-al-e(m) e che
essi talora derivano dalla cannula, rubinetto da cui vengono fatti sgorgare,
resta sempre il fatto, grosso come una montagna a mio parere, che
rarissimamente si ha un minimo sentore del nome che queste fonti dovevano pur
avere prima dell’inserimento di queste cannule.
Come lectio difficilior io
preferisco di legare la gran parte di questi idronimi alla parola somala ganale
‘fiume’ che evidentemente si diffuse da noi moltissimo tempo prima che
arrivassere i cosiddetti Indoeuropei.
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