Il focolare sappiamo benissimo cos’è, anche se le case di
oggi ne fanno spesso a meno, dato che il
riscaldamento, per tutte le stanze della casa, viene assicurato da sistemi
moderni alimentati a gas.
L’etimo da tutti accettato, parte dal latino foc-ul-u-(m) ‘piccolo focolare
(mobile)’ come un braciere, scaldino, scaldavivande e simili. Un problema è costituito dal lat. foc-u(m) che significa, anch’esso,
‘focolare’ ma anche (forse successivamente) ‘fuoco’, per incrocio, credo, con
radici come quella di gr. phṓg-ein ‘arrostire, abbrustolire’.
Sulla
scia dell’articolo precedete La vescia in cui ho
parlato abbondantemente della voce dialettale foca ‘cavità, buca,
grotta’ propendo per la spiegazione di lat. foc-u(m) ‘focolare’ secondo cui esso doveva indicare nella preistorica il
luogo o la buca (circondata da un muretto) al centro della capanna, in cui si
accendeva il fuoco. E il focolare?
Si sostiene da tutti che il termine, del tardo latino, è un ampliamento
in –are di lat. foc-ul-u(m) ‘focolare (mobile)’ diminutivo di foc-u(m)’focolare’. Però mi pare un po’ strano questo giro che, pur
partendo dal nome alterato diminutivo,
torna ad indicare il significato del nome primitivo foc-u(m) ‘focolare’. Qualcosa non quadra, se un termine come it. cas-ol-are mantiene sostanzialmente il
valore in qualche modo diminutivo di lat.
cas-a(m) ’tugurio, casa di campagna,capanna’ e del suo effettivo
diminutivo cas-ul-a(m) ‘casetta,
capanna, indumento’. La faccenda può
essere risolta bellamente dal meccanismo della tautologia, di cui vado parlando
da anni: il foco-lare non è altro che un composto tautologico il cui secondo
membro risponde al lat. Lar, laris, divinità del focolare, spagn. lar ‘casa, focolare’.
Ora, siccome in una tautologia i due o più membri che la costituiscono
debbono avere lo stesso significato, qui è giocoforza che –lare abbia lo stesso significato di foco-, cioè ‘cavità, avvallamento, buca’, come abbiamo visto. E
quale ne può essere l’etimo? A mio parere non può essere che un termine come il
ted. Lager ‘giaciglio, letto,
giacimento, strato’, l’igl. lair < *lagir ‘nascondiglio, tana’, ant. ingl. leg-er ‘luogo in cui si giace’, got. ligrs
‘luogo in cui si giace’, ted. lieg-en ‘giacere’, ingl. lie ‘giacere’ ingl. lay
‘coricare, deporre’, lat. lec-t-u(m) ‘letto’, ecc. Pertanto
il lat. Lar dovrebbe provenire da una forma *lagr- con la caduta (come nell’it.
maestro, mastro < lat. magister) della
velare –g-. La forma Las-es ‘Lari’ del latino Carmen
arvale, può essere l’antecedente non rotacizzato di Lar-es, ma nel significato di ‘spiriti, demoni’, non in quello di
‘focolare’. Del resto in italiano ci
sono anche gli alari, arnesi di ferro
disposti ai lati del focolare su cui poggiare la legna. Si sostiene che la
parola viene dal lat. lar-e(m) ‘focolare’ incrociato con it. ala, o lat. al-a(m) perché appunto posti di lato rispetto al focolare. Ma io
azzardo, non del tutto vanamente, che il termine nasconda qualcosa come il ted.
An-lage
‘impianto, base, disposizione’, ted. an-leg-en ‘appoggiare,
accostare’ dalla radice lag-,leg- ‘deporre,
appoggiare, giacere’ già incontrata, e suppongo una forma originaria an-lager
‘appoggio’> *alagr > alare riferita agli alari, arnesi d’appoggio. Il ted. an ‘addosso, vicino’ equivale all’ingl. on
‘su’. La stessa radice lag-, leg- può avere il valore di
‘abbassamento, depressione (buca del focolare)‘ o di accostamento, appoggio
(alare).
Benedetta, ma trascurata tautologia! Che mai più nessuno spieghi l’ingl. fox-hole ‘tana di volpe’ o ‘buca di
appostamento (dei soldati)’ nel solito modo in cui si spiegano i composti
germanici, in cui il primo membro è chiamato ‘determinante’ perché specifica il
significato generale del secondo membro! No!!! Si trattava inizialmente di
tautologie, che la Lingua sfruttò facendone dei composti di tal fatta. I vari tedeschi fuchs-höhle ‘tana di volpe’, fuchs-loch ‘tana di volpe’, fuchs-grube erano all’inizio solo delle
‘tane, buche’ come chiaramente affermano, in tedesco, i secondi membri.
Si tratta di cose semplicissime, a mio parere, che aprono panorami inconsueti sulla natura delle parole e della Lingua. Ci vorranno ancora secoli per apprenderlo?
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