La fonte
Rëcëgnàlë è una piccola vena d’acqua
che sgorga all’origine di un fossatello, generato dalla congiunzione di altri
due che delimitavano una mia terra situata proprio al fondo della valle
chiamata Fossa jji Lupë (Fossa del Lupo).
Un
minuscolo rigagnolo, dunque, circondato da spini. Non sono andato più nella zona, ma
sicuramente ora spini ed erbacce la fanno da padrone, coprendo, ahimé, un
angolo di terra da me molto amato da ragazzo.
Curioso chiedevo a mio padre il motivo del nome della fonticella e lui
mi rispondeva che probabilmente essa lo traeva dai cinghiali (in dialetto cëgnàlë)
che, un tempo molto lontano, dovevano frequentare le nostre campagne. In verità
quando ero ragazzo ancora non era avvenuta l’invasione attuale di questi
animali, e potevo solo immaginarli scorrazzare nei campi, o piuttosto starsene
ben appiattiti, di giorno, nei loro anfratti nei monti, per uscire solo di
notte in cerca di cibo.
Mi
ricordo che quando al liceo lessi la
famosa ode del poeta Orazio dedicata a
Mecenate, il famoso ministro di
Augusto, egli nomina anche il Marsus aper ‘il cinghiale marso’ che
rompe le reti del cacciatore, e il mio pensiero tornò alla fonte Rëcëgnàlë. Debbo dire, però, che con una intendevo Rë-cëgnàlë come ‘di cinghiale’ con qualche
perplessità, giacchè nel nostro dialetto di Aielli, e in quelli degli altri
paesi della Marsica fucense, non è presente la trasformazione della
preposizione –di- in –rë- come avviene in altri paesi d’Abruzzo.
Pensavo che forse in passato il fenomeno si era verificato anche da noi.
Ma
non era così. Quando ebbi modo di
riflettere sull’idronimo fonte Regina situata verso il piano nel
territorio di Cerchio, al confine con quello di Aielli, nonché sull’idronimo San Regin-aldo, altro nome della fonte di Candelecchia a Trasacco,
ebbi un’illuminazione circa il significato originario di fonte
Rëcëgn-àlë: il nome si era incrociato certamente con quello di cëgnàlë ‘cinghiale’ ma doveva, in
realtà, avere la stessa radice di fonte Reg-ina che individuai nel ted. Reg-en ‘pioggia’, nel verbo reg-en ‘muovere, mettere in moto, eccitare’
e nell’aggett. rege ‘vivo, vivace, desto’.
D’altronde anche il lat. reg-in-a(m) ‘regina’ e il lat. reg-e(m) rimandano al verbo reg-ĕre ‘reggere, guidare, dirigere’ la cui radice indica il movimento in linea retta, ma quasi
certamente, più indietro nel tempo, il semplice movimento. Sono convinto che
il dialettale rigo ‘rio, ruscello’ appartiene a questa radice, e non è una
deformazione di lat. riv-u(m) ‘rio’.
Chi
può ridarmi il tempo meraviglioso in cui frequentavo la zona della fonte Rĕcĕgnàlĕ
che mi sembrava quasi una mia fonte, cioè della mia famiglia, col suo bel nome
che evocava i cinghiali dei tempi remoti mettendo in moto la mia fantasia?
Nessun commento:
Posta un commento