E’
chiaro che il nome di questa fonticella,
che sgorga a poca distanza dalla sommità del versante orientale di monte San
Pietro (mondë Sandë Pétrë, arcaicamente), era *Tum-ello. L’idronimo apparentemente, ma anche sostanzialmente come
vedremo, presenta la stessa importante radice,
produttiva in molte lingue, del verbo lat. tum-ēre ‘essere gonfio, turgido’, la quale è a sua volta ampliamento in
–m- di una base indoeuropea tewe-,
tu-
che assume varie sfumature di significato,
come ‘crescere, essere grande, forte, gonfio (cfr. sscr. tav-ás ’ forza’). Volere o
volare, al fondo di ogni radice si ripresenta sempre la stessa idea di “forza,
spinta”.
Nel vocabolario abruzzese di D. Bielli è riportata la parola nascëmèntë
che significa ‘tumore’. Se
rimanessimo inchiodati al significato specializzato di ‘nascimento, nascita’ arriveremmo
con una certa difficoltà al concetto di “tumore”: ci si arriva invece molto
facilmente se dietro il termine nascimento
vediamo una forza che spinge e preme per far spuntare e far crescere
le erbe, le piante o per far venire al mondo gli animali, compreso l’uomo. La
stessa forza è quella che preme e fa
spuntare rigonfiamenti e tumori nel corpo umano.
Se
con questa consapevolezza torniamo a spiegare l’origine del nome della fonte Tum-éjjë ci accorgiamo, del tutto
naturalmente, che esso non può essere altro che sinonimo di nascita
(d’acqua). Ci convinciamo, insomma,
che esso è altro nome per polla sorgiva, scaturigine, sorgente,
fonte.
Da ricordare anche il fontanile
San Tomm-aso nel territorio di
Ovindoli, il rio San Tomm-aso nel territorio di Safati-Sa e in quello di Genova. Per
il San Tommaso di Ovindoli non mi
pare che esista o sia esistita qualche chiesetta, cappella o manufatto dedicato
al Santo. E se anche fosse, l’idronimo
sarebbe quasi certamente più antico di esso.
Sempre con questa consapevolezza si può
spiegare meglio, a mio parere, la logica di un verbo come il lat. de-nasci
‘morire’. Tutti pensano che qui la prep.
de- esprima un valore contrario, opposto a
quello di nasci ‘nascere’ quando essa, all’origine, doveva avere il significato
di allontanamento da qualche cosa, cioè quello di ‘spingersi via da’ e
cioè di ‘andarsene via da’, come nel verbo lat. de-ced-ĕre ‘partire da,
allontanarsi da, ritirarsi, decrescere, andarsene, morire’. Abbiamo visto in
precedenti articoli che la stessa cos succede in latino per le nozioni di scand-ĕre ‘salire’ e lat. de-scend-ĕre
‘scendere’, di lat. merg-ĕre ‘immergere’
e lat. e-merg-ĕre ‘emergere, uscire in superficie’. E la stessa cosa sarà per la nozione di lat. cr-esc-ĕre
‘crescere’ e lat. de-cr-esc-ĕre ‘decrescere, diminuire’.
Una
piccola aggiunta, se permettete. I linguisti mettono in connessione l’ingl dew
‘rugiada’ e il ted. Tau ‘rugiada’ con la radice del verbo gr. thé-ein ‘correre, scorrere’, verbo al cui interno, tra le due –e-, è caduto il cosiddetto digamma:
grossomodo la labiovelare sonora -w-.
In antico indiano si ha in effetti dháva-te ‘correre, scorrere’. In
effetti lo scorrere è proprio
dell’acqua in genere, non solo di quella che sgorga da una fonte, e
l’accostamento fatto dai linguisti è a mio avviso giusto. Ma si deve sottolineare, nel contempo, che la
radice tewe, tawe che abbiamo individuata in
fonte Tum-éjjë è la stessa
di quella del suddetto verbo gr. thé-ein ‘correre, scorrere’, appena appena diversa, per la presenza di
un’aspirazione e forse di qualche sonorità in più.
Anche
il verbo ingl. die ‘morire’ mi pare che
non sfugga alle stesse considerazioni! L’antico alto ted. era touw-en
‘morire’ da una radice indoeuropea *dheu. Meditate gente, meditate!
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