Il nome della fonte Cap-erno, sul Sirente, mi richiama
subito alla mente la fonte Cap-equa in quel di Cappa-docia-Aq presso le sorgenti del fiume
Liri. La stesso etimo di Cappa-docia-Aq è considerato per lo più incerto
o addirittura oscuro pur essendo lì a portata di mano, avendo il paese rubato il
nome, per così dire, alle stesse sorgenti del fiume le quali, rimastene senza, sono
ora chiamate, infatti, con l’appellativo generico di sorgenti. Naturalmente la
forma iniziale doveva essere *Capa-docia, o qualcosa di simile, con la labiale –p- scempia, fino a quando non si incrociò col coronimo Cappadocia, nota regione dell’Asia
Minore. Un forte appoggio a questa mia
tesi viene dalla voce calabrese di Villapiana-Cs acqua-duce ‘sorgente’ che non è legata al
significato superficiale di ‘condotta’, come potrebbe sembrare, ma ad uno più
profondo di trarre, spingere, contenente la forza erompente di una sorgente. Si
incontra anche un rio Cavo (Emilia-Romagna) e simili la cui radice, variante di cap-, è la stessa, a mio parere, del
giapponese kawa ‘fiume’, gawa ‘fiume’.
Tornando a fonte Cap-erno si nota un secondo membro –erno il quale non è assolutamente, come forse pensano i più, una quasi inutile desinenza o suffisso: si tratta invece di una vera e propria radice che ripete lo stesso significato del primo membro. E’ una radice ben nota ai linguisti la quale ha dato origini a fiumi come il notissimo Arno o il molto meno noto rio Arno, nella parte teramana del Gran Sasso. Si noti la regolare apofonia (almeno in latino) di –a- in –e- in sillaba interna chiusa di Cap-erno < *Cap-arno. Ora, non è necessario nemmeno spingersi fino al Gran Sasso perché una val d’Arano (prata d’Arnë, nel dialetto di Aielli) si incontra in quel di Ovindoli, ai piedi del Sirente. E’ curioso ed interessante questo toponimo giacchè i linguisti si dividono sulla sua origine: taluni pensano che esso rimandi all’ibero-basco aran ‘valle’ ed altri, più numerosi, pensano che esso sia un ampliamento della ben nota radice ar- ‘acqua che scorre, fiume’. La prima ipotesi troverebbe giustificazione nell’appellativo attuale di val che precede Arano, la seconda nel fontanile d’Arano presente in loco. Ma l’appellativo val potrebbe giocarci un bruttisimo tiro data l’esisteza di una fonte della Valle situata molto in alto lungo il costone occidentale del Sirente. Il nome di questa fonte reclama senz’altro la sua parentela col fiume Vel-ino, col fiume Vella a Sulmona-Aq, come è vero che esso è da collegare anche agli idronimi tedeschi Wellen-quelle ‘sorgente Welle- ‘ e Wallen-brunnen ‘fonte Walle’: è chiaro che questi idronimi fanno capo all’ingl. well ‘pozzo, sorgente, fonte’. Il ted. welle significa ‘onda, cilindro, rullo’, il verbo ted. wall-en significa ‘ondeggiare, fluttuare’: a mio avviso qui è avvenuto un incrocio di questa radice idronimica con un’altra che significa ‘girare’ del ted. Walze ‘cilindro , rullo’ e del lat. volv-ĕre ‘girare, volgere, voltare, ecc.’. Entro i limiti di questa radice starebbe bene anche il lat. vall-e(m) ’valle’ che in fondo è una cavità, la quale comunque, ancora a mio avviso, scaturisce sempre da un altro significato di depressione, contenente un’idea generica di spinta, che in questo caso si esercita dall’alto verso il basso.
In effetti, nel lunghissimo corso delle continue sedimentazioni
linguistiche, ci può essere stato un periodo in cui val d’Arano poteva significare ‘fonte d’Arano’ diversamente da oggi, così come, del resto, anche Ar-ano poteva aver avuto il significato di
‘valle’ oppure di ‘fonte’, come abbiamo visto.
Non si scappa! La Lingua è varia, mutevole, versipelle; quando credi di
averla in pugno ti sfugge da tutte le parti. Non può essere diversamente, dato il significato generico di fondo di ogni radice.
Notazione di qualche importanza. I molti idronimi italiani Capo d’acqua < lat. Cap-ut aquae credo che non vadano intesi metaforicamente partendo dalla nozione di testa, capo. In lat. caput significava anche sorgente, fonte che facilmente, però, trapassava ad indicare la testa (l’origine) di un fiume o la sua estremità inferiore, cioè la foce. Ma il significato profondo doveva essere quello di prominenza, spinta, compresa quella dell’acqua che preme verso l’alto o l’esterno e che scorre: una fonte, appunto.
Nessun commento:
Posta un commento