Le para-véspërë sono le ‘sorbe’ nel dialetto di Ariano Irpino-Av, mentre in un dialetto abruzzese sarebbero i ‘frutti
della rosa canina’. Sempre di rotondità
si tratta, e ora sappiamo benissimo che i nomi all’origine sono generici, non
creati apposta per quella cosa o per quel frutto. Essi, poi, sono costituiti da
uno o più elementi tautologici.
Per para-vés-përë suppongo che l’ultimo membro –përë
sia da confrontare con l’it. pera <lat.
pir-u (m), rumeno pară ’pera’,
corrispondente, quest’ultimo, al primo membro para-, una variante di pera.
Il secondo membro -vés- lo abbiamo già incontrato e analizzato in uno dei precedenti
articoli, quello intitolato Vescia. Esso è
variante del secondo membro del diffuso abruzzese caca-váscë, il frutto
della rosa canina, ma in alcuni dialetti vale ‘gallozzola’ escrescenza
rotondeggiante che si sviluppa generalmente nelle foglie o nei rami delle querce,
in seguito a puntura d’insetto. Non si
scappa.
L’elemento caca-, che in quell’articolo
abbiamo giustamente accostato al sscr. kak-ra ‘ruota’, si ripresenta nelle cac-acci-elle (mi si perdoni la probabile
imprecisione fonetica) del dialetto di Larino-Cb, le cac-azzelle di Capistrello-Aq, le cac-azz-éttë di Aielli-Aq, termini
significanti tutti ‘ escrementi di pecore o capre’, che sono simili a nere palline.
Solo che in questo caso la radice kak- per ‘rotondità’ ha finito per incrociarsi con quella omofona
per ‘escremento’, la quale, coprendo quella originaria, finisce per farla da
padrone.
Una variante di kakra ‘ruota’ è da
riscontrarsi nel primo membro della voce cuccuru-mmella ‘frutto della rosa canina’ nel dialetto di Camarda-Aq: il
membro –mella equivale a it. mela. Si incontra anche, non ricordo
dove, la voce cucchera-valle sempre
per lo stesso frutto della rosa canina,
il cui secondo membro è da confrontare con termini come valle, palla, balla, ecc. indicanti rotondità o cavità. Non si scappa.
Nessun commento:
Posta un commento