Sono gli alari
nel dialetto di Aielli e in molti altri, al sing. capëfόchë. Letteralmente
significano ‘capi del fuoco’ lasciando un po’ tentennanti su questa
definizione: sarebbero i capi del
focolare, o in capo al focolare? Ambedue
le possibilità non calzano bene, sono come scarpe un po’ troppo strette o
larghe che danno fastidio nel camminare.
A
mio parere si tratta di un precedente nome del focolare stesso, adoperato per
indicare gli alari, come spesso
succede: una parola desueta o sostituita da un’altra per vari motivi, cerca di
non scomparire e, se può, si adatta, non sempre però a pennello, ad indicare
qualcosa in rapporto col precedente significato, come gli alari in questo caso.
Il
primo membro di capë-fόchë deve
corrispondere al primo membro di marsicano-abruzzese cap-ërna-tura, cioè ‘capruggine’, intaccatura delle doghe, nella quale
si commette il fondo della botte o del bigoncio. Ho potuto notare, nel corso
della mia ricerca, che più di una volta la labiale sorda –p- viene sostituita
dalla fricativa sorda –f- come in aquilano
cap-urchjë ‘cesto, cavità, caverna’
rispetto ad aiellese-abruzzese caf-urchjë ‘cesto, caverna, bugigattolo’. A Luco dei Marsi caf-òrgna vale ‘cavità, grosso buco’[1].
Possiamo quindi con una certa sicurezza affermare che in questi casi il membro caf-
è equivalente al cav- di it. cav-erna e al capë- di *capë-fόchë nel significato, però, di ‘cavità del focolare’ non di
quello di ‘alare’ assunto successivamente.
Riflessione
finale. Queste radici o gruppi di radici li abbiamo incontrati a proposito di
fonti (fonte Cap-erno nel Sirente),
monti, alture, punte (pizzo Caf-ornia, sul Velino): non si tratta di coincidenze casuali, ma
coincidenze che chiamerei illuminanti (per chi ha occhi per vedere), perché una
fonte o un corso d’acqua nasconde dietro di sé una forza che lo spinge a
scorrere; il monte nasconde (mica tanto, poi, stante il suo chiaro etimo) una
forza che lo spinge verso l’alto; la valle nasconde una forza che la spinge
verso il basso, la de-prime. L’uomo parlante non poteva creare nomi
specializzati fin dall’origine, a meno che non avesse voluto legarsi le mani:
il suo istinto naturale, e per questo di una intelligenza sorgiva, lo spinse a creare radici e
parole aperte a moltissimi significati.
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