L’espressione dialettale abruzzese[1]
merita un primo piano tutto per sé, dopo i riferimenti da me fatti a diverse parole
inglesi e tedesche a proposito della voce abruzzese loff-ët-èllë ‘panino dolce’ di cui al precedente articolo di ieri.
Questi
rimandi a lingue germaniche, specialmente l’inglese, sono più che giustificati,
ancora una volta, dalla locuzione suddetta Šti gnë na vèsprë ‘pungi come una vespa’. Qui il verbo Šti (2° pers. indicat. pres.)
non può essere che l’ingl. sting ‘pungere’: la parte finale –ng
cade per evitare l’orribile cacofonia che si sarebbe prodotta con la particella
successiva gnë ‘come’, considerando
anche il fatto che il verbo poteva aver assunto una pronuncia palatalizzata del
nesso –ng, come nel dialettale tégnë ‘tingere’ dal lat. ting-ĕre ‘tingere’.
Invito
quindi chi è abituato a storcere il muso per questi “azzardati” confronti a
darmi una spiegazione diversa o a rassegnarsi all’evidenza. Grazie.
Per l’etimo della congiunzione gnë ’come’ invito a leggere il mio articolo Particolari locuzioni avverbiali dei nostri dialetti presente nel mio blog (maggio 2012).
A conferma di quanto sopra, nel dizionario etimologico I dialetti italiani di Cortelazzo-Marcato ho potuto notare la voce umbro-marchigiana stongà ‘imbastire’, giustamente ricondotta a termini gotici per ‘colpire (con punta)’ da confrontare, insieme al lombardo stongià ‘cucire’, con l’ant. alto ted. stung-en ‘pungere’. La variante apofonica stung è sfruttata in inglese per il preterito e il part. passato.
Nessun commento:
Posta un commento