Sappiamo che il lat. ves-per-tilio,ion-is o ves-pert-illo, on-is significa ‘pipistrello’ e che la motivazione del nome sarebbe data da lat. vesper ‘vespro, sera’, giacchè il
volatile ha abitudini notturne.
Ora, nell’articolo precedente intitolato Para-véspere ho mostrato
come la componente –vés-pere assuma il significato di ‘frutto rotondeggiane’, e
quindi di ‘rotondità’ in genere. La ‘rotondità’ comprende una ‘valle, avvallamento’
e quindi anche l’idea di “depressione” e di “abbassamento”, quello del sole, ad
esempio, che si abbassa, cade sotto la linea dell’orizzonte, motivo per cui il
tramonto o occaso (con termine arcaico) indica
anche il punto cardinale opposto all’oriente, cioè l’occidente: il quale in
ingl. è chiamato west, ampliamento, a mio avviso, del primo membro di –vés-pere. Va da sè, quindi, che il lat. ves-per ‘sera’ doveva avere il significato
originario di ‘occidente, occaso’ nelle due componenti. In dialetti inglesi west
significa ’orzaiolo’, un rigonfiamento purulento all’estremità della palpebra
che trova una corrispondenza precisa, a mio avviso, nel dialetto di Rocca di
Botte[1] in cui
la voce vestrόgna vale ‘bolla, vescica, pustola’: la
detta voce va intesa originariamente
come *vest-orgna il cui
secondo membro combacia col secondo del dialettale (a Luco dei Marsi) caf-ornia
’cavità’ già incontrato in un precedente articolo, e che va spiegato come
variante di it. arnia, it. urna, ecc.
L’abruzzese vèsprë, che significa ‘vespa’, non deve
intendersi come storpiamento di it. vespa
ma, semmai, come suo ampliamento che andava a coincidere col vesper- di lat. vesper-tilio ‘pipistrello’il quale doveva avere, quindi, il significato
generico di ‘animale, volatile’. La forma vèspërë ‘vespa’ si ritrova persino
nel dialetto di Gallicchio-Pz, in Basilicata; non può essere una pronuncia errata di it. vespa. In inglese si incontra un vesper sparrow, cioè ‘passero del vespro’ perché, secondo il vocabolario
Merriam-Webster, canterebbe specialmente di sera: è una definizione che non quadra
per diversi motivi, soprattutto perché se fosse vera l’uccello si sarebbe
dovuto chiamare piùprobabilmente evening
sparrow, con un termine più
usuale per ‘sera’. A meno che non si tratti di nome scientifico inventato da qualche
zoologo.
Ad Aielli
il pipistrello è chiamato con lo stranissimo nome, da me non riscontrato
altrove, di prengell-òtta (tutte
le –e- sono mute). Altra volta avevo supposto
che esso fosse da confrontare con l’it. fringuello
ma ora sono più propenso a credere che esso sia molto simile al lat. (ves)-per-tillon-e(m) senza il primo membro tautologico ves-. Da questo si sarebbe
avuto la trafila –per-till-on-e(m) >
pre-till-on-e(m) (per metatesi) > pre-zill-onë > pren-zëll-όnë (con inserimento della nasale –n-)
> pren-gell-òtta(per incrocio con termini come, non
so, aiellese prengipie ‘principio’ o
come l’aggettivo aiellese prengell-ùse (tutte le –e- sono
mute) riferito ad un bambino o ragazzetto ‘molto testardo, che si ribella in
continuazione per averla vinta’. Questo
è quanto, per oggi.
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