mercoledì 28 aprile 2021

Abbronzare, abbronzatura, bronzo.

 

 

Solitamente il verbo abbronzare viene messo in rapporto dai linguisti  col sostantivo bronzo per via del colore simile a quello del bronzo che la pelle dell’uomo prende con l’esposizione ai raggi solari.

   Ora mostrerò come, invece, sia il termine bronzo sia il verbo abbronzare indichino in realtà direttamente i loro significati senza che uno di essi debba essere considerato metafora dell’altro: ho detto spesso che la Lingua preferisce questo rapporto diretto con le cose da nominare, e che spesso solo la nostra miopia ci impedisce di scoprirlo.

   Esiste un it. bronza ‘brace accesa’, che si ritrova anche in molti dialetti, derivato da una forma germanica (probabilmente gotica) corrispondente al ted. Brunst ’fiamma, ardore’, legato a sua volta alla radice del verbo brunn-en ‘bruciare, ardere’.  Ora, come tutti sappiamo, il bronzo è una lega metallica di rame e stagno, ottenuta per fusione dei due elementi attraverso il calore, come altre leghe. 

Si dà inoltre il caso che nel dialetto molisano di Baranello-Cb la voce vronza (bronza) indichi la ‘saldatura’, significato che deriverà senz’altro da quello di ‘brace accesa’ o simili dell’it. bronza di cui sopra. Ora, sia per ottenere una lega metallica sia per ottenere una saldatura c’era bisogno di raggiungere una temperatura alta: quindi questo processo è naturale che spesso prendesse il nome da quello del fuoco o del riscaldamento necessario per l’operazione, come è avvenuto per l’ingl. weld ‘saldare’, alterazione del medio ingl. well-en ‘bollire, saldare’, e quasi sicuramente per l’ingl. brass ‘ottone’, un’altra lega tra rame e zinco.  Questo ingl. brass può essere apparentato col verbo fr. brass-er ‘mescolare, fare la birra’, che implica un rimestare e ‘fermentare’, ma anche col verbo fr. bras-er ‘saldare a fuoco’, radice che ricompare nell’it. bras-are ‘cuocere sulla brace, arrostire’ ma anche ‘saldare’, e nello svedese brasa ‘fuoco’.

  Nel medio inglese la distinzione tra bronzo ed ottone non era chiara: entrambi erano chiamati bras.

    L’abbronzatura, quindi, non deve il suo nome a quello del bronzo (il cui solito etimo, che arriva fino al persiano, è piuttosto strampalato a mio parere) per il semplice motivo che il suo colore, anche se simile al bronzo, le viene dal calore del sole e non da altro.

  Le voci bronza e bronsa indicano, nel settentrione d’Italia, anche una loffa più o meno smorta (come la brace sotto la cenere) ma debbono il nome allo sconvolgimento, agitazione, ribollimento e spinta  provenienti dagli intestini, simile all’agitazione della fiamma del fuoco.

   L’it. sbronza contiene tutta l’accensione dei carboni ardenti perchè essa indica appunto l’ebbrezza, l’eccitazione delirante dell’animo provocata dall’alcol ingurgitato. Anche l’it. sbornia è  della stessa pasta: oltre alla solita –s- perfettiva richiama direttamente l’ingl. burn ‘bruciare, ardere’, metatesi di ted. brunn-en ‘bruciare, ardere’.  Apparentemente le cose coinvolte sembrano inconciliabili, ma questa è la Lingua: una radice abbraccia concetti sempre più distanti tra loro, a mano a mano che la si libera dai significati specifici acquistati strada facendo.

   A suggello di tutta la questione cito il termine botanico abbronzatura che indica una malattia delle piante che le porta all’essiccamento.  Un sinonimo è proprio bruciatura o brusone, termine che suppone il verbo dialettale brus-àr ‘bruciare’, da una radice brus-, variante a mio avviso di svedese bras-a di cui sopra.

    Un linguista con i piedi per terra sarebbe dovuto partire da questi significati relativi al bruciare per evitare il falso collegamento abbronzare < bronzo.

 

   

   




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