venerdì 2 aprile 2021

Esse la vèspra: notizia lèsta.

 

                            

 

    Il detto è del dialetto di Avezzano-Aq nella Marsica[1].  La vèspra o vèspera significa ‘vespa’, il noto insetto. Esse equivale ad ‘eccoti, ecco costì’, sicchè il tutto significa ‘Eccoti la vespa: notizia pronta, a disposizione’.  Espressione che  si usava tradizionalmente quando si avvicinava una pettegola. Mi pare, comunque, che il modo di dire sia abbastanza incongruo, se inteso alla lettera: che c’entra una vespa con le notizie che una donna pettegola è pronta a rivelare?  Una vespa potrebbe al massimo pungere qualcuno, ma non potrebbe avere tutta la voglia di parlare di una pettegola! Faccio notare en passant che l’etimo di it. pettegola risale al veneto petégolo ‘piccolo peto’ e si riferisce all’incontinenza verbale della pettegola. Il latino ped-ĕre ‘scoreggiare’ e simili dovevano avere all’inizio il semplice significato di ‘emettere aria’ anche dalla bocca per pronunciare parole, per parlare.

     Allora, secondo me, bisogna andare a spulciare tra i significati dialettali e no di vès-pera, voce abbastanza analizzata in precedenti articoli, per trovare possibilmente significati utili al nostro scopo.  Abbiamo infatti incontrato già la voce vescia indicante la ‘loffa di lupo’, voce che, nella forma verbale vescià significa ‘alitare (del vento)’ nel dialetto di Luco dei Marsi-Aq[2].  Per la seconda componente di vès-pera bisogna pensare alla voce péra che in alcuni dialetti vale ‘scoreggia’ e a Trasacco-Aq vale ‘scoreggia di bambino’ e ‘piccola pernacchia’ prodotta a labbra serrate. Come si vede (detto anche questo en passant) la voce doveva essersi incrociata certamente con qualche radice per ‘piccolo’, che ora trascuro.  La péra ‘scoreggia’ avrà qualcosa da spartire con gr. pérd-esthai ‘scoreggiare’.

    Così stando le cose ritorna con forza l’ingl. vesper  sparrow, vesper bird, un tipo di passero che canterebbe alla sera, ma io mi permetto di credere che una simile definizione non regge: il vocabolario Merriam-Webster  registra anche l’aggettivo vesper-ing usato da un versatile giornalista-poeta-scrittore americano del Novecento, Thomas Moult, che amava attingere anche a canti e versi popolari.  La spiegazione di vesper-ing data dal vocabolario è ‘cantante canzoni del vespro’; si riporta anche la frase del Moult che è “a hush of vespering birds” che letteralmente significa ‘un silenzio di uccelli che cantano alla sera’. Probabilmente lo scrittore voleva descrivere il silenzio che cade improvviso quando gli uccelli cessano il loro canto serale o il silenzio  della natura nel quale cantano gli uccelli la sera.

    Allora la vèspra del detto avezzanese, come mi era sembrato, non può davvero significare ‘vespa’ ma proprio qualcosa come ‘malalingua, pettegola’ che non rinuncia a dare fiato ai suoi pettegolezzi. Ho più che un’impressione che dietro questa voce, sia avezzanese che inglese, se ne stia nascosta la variante  ingl. whis-per ‘bisbiglio, mormorio, voce, malignità’.  Il whisper-er  è anche una ‘malalingua’. La lettera –h- (proveniente da un’originaria  -k-) era già presente nell’antico inglese, e quindi sarebbe caduta nella parola precedente all’avezzanese vès-pera ‘vespa’, nel significato da me proposto di ‘pettegola’.  E’ di una qualche importanza notare che anche l’ingl. whis-tle ‘fischiare, sibilare’ presenta un primo membro uguale a quello di whis-per ’sussurrare, bisbigliare’.

     Il modo di dire avezzanese abbiamo visto che non avrebbe un significato chiaro, se inteso alla lettera. I detti, come del resto le parole, nascono spesso molto lontani dal presente, attraversano strati linguistici diversi, e naturalmente si contaminano con altri significati, cosa che è avvenuta certamente in Esse  la vèspra: notizia lèsta.



[1] Cfr. Buzzelli-Pitoni, Vocabolario del dialetto avezzanese, senza editor e, Avezzano 2002.

[2] Cfr. G. Proia, La parlata di Luco dei Marsi, Grafiche Cellini, Avezzano-Aq, 2006.      

 

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