L’aggettivo greco ar-ister-όs ‘sinistro, a sinistra’ ma anche ‘maldestro, inabile, goffo,
stupido, traviato’ è considerato eufemistico perché esso cancella, in un certo
senso, tutta la negatività attribuita
alle cose provenienti da sinistra.
Infatti il gr. ár-ist-os
è un superlativo che vale ‘ottimo, eccellente, il più forte, il più
bravo, nobile, ecc.’ e l’aggett. ar-ister-όs sembra una sua espansione.
Ora, finchè l’aggettivo si limita ad indicare strettamente la mano sinistra o la direzione a sinistra o la posizione a sinistra di qualcuno o qualcosa, proponendo
eufemisticamente un concetto opposto a quello da indicare, mi pare che tutto
fili liscio senza grandi difficoltà, ma se esso viene usato contemporaneamente
ad indicare qualità negative di qualcuno, come quelle elencate sopra (piuttosto
lontane dal concetto di “sinistra”), sorge qualche difficoltà logica: ma perché
un uomo maldestro o inabile o inetto o stupido deve
essere indicato con un aggettivo usato
solo eufemisticamente per indicare la posizione a sinistra? mi sembra che la
Lingua possa sfiorare in questo modo il ridicolo, il lambiccamento cerebrale
gratuito o addirittura l’incomprensibilità, applicando l’etichetta di ottimale (ar-ister-όs) ad una qualità pessima di qualcuno.
Già altrove ho mostrato che i
cosiddetti eufemismi in realtà all’origine
non erano tali, indicando essi inizialmente le cose per quello che
sono. Chi volesse saperne di più legga il mio art. “Fischia-froce…” del 1 apr. 2011 e l’art.
Va’ ffà l’ova! del 10 febbr. 2019,
presenti nel blog: pietromaccallini.blogspot.it.
Spinto
dalla mia certezza di quanto ho detto sugli eufemismi, sono andato a frugare
nei vocabolari di greco che posseggo (Gemoll
e Rocci) e vi ho trovato la conferma
materiale della mia intuizione secondo cui arister-όs ‘sinistro’ non era molto probabilmente un eufemismo. Non posso conoscere tutte le parole greche a
memoria, anche se i miei compagni al liceo lo affermavano, esagerando! Naturalmente non si tratta di un termine
bello e pronto ma di qualcosa di simile: un paio di aggettivi di cui uno
composto di due parti tautologiche e la radice di un verbo che fa al caso
nostro. Ho avuto una fortuna sfacciata!
L’aggettivo è arai-όs ‘raro, tenue, debole’ da una radice indoeuropea ere-,
con il sostantivo araíō-ma ‘lacuna, vuoto’. C’è anche un altro aggettivo
tautologico araiό-por-os ‘dai pori rari, floscio’
presente nel vocab. del Rocci. Il primo
significato deve essere una spiegazione del Rocci, il quale non conosceva certo
la composizione tautologica delle parole, e quindi non poteva accorgersi che il
concetto di rarità combacia con
quello di porosità, come ad esempio
nel lat. rari-tat-e(m)
‘porosità, rarità, scarsezza’. Ma comunque l’aggettivo composto poteva essersi
specializzato anche come ‘dai rari pori’.
Quindi questa radice idoeuropea ere- sarebbe andata a pennello ad
indicare la mano sinistra, che non per nulla è detta anche mano manca, perché mancante (di forza), debole, inabile.
Ora, in greco esiste anche il verbo y֑steré-ein ‘arrivare tardi, mancare, aver difetto, soffrire la mancanza, ecc.’ tutti
significati generati dall’aggett. gr. ýster-os ‘ultimo, che sta dopo, che non
raggiunge, è privo di qualcosa’.
Ora, in possesso di queste radici, non mi
pare impossibile supporre un aggett. composto di due radici tautologiche*ar-ýster-όs ‘debole, inabile, sinistro’, il quale, fatalmente, sarebbe diventato
appunto il gr. ar-ister-όs ‘sinistro, a sinistra’: dico
“fatalmente” perché esso non potè evitare di incrociarsi col gr. ár-istos ‘ottimo, eccellente, il più forte,
ecc.’ che proveniva, però, da altra radice similissima formalmente.
Anzi, direi che quest’incrocio contribuì alla scomparsa dalla lingua
della forma originaria *ar-yster-όs.
Ecco come è nata tutta la storia del presunto
eufemismo di arister-όs con tutte le difficoltà interpretative,
però, di cui ho parlato più sopra. In
questo modo il suo significato riacquista la naturalezza primigenia, anche se,
formalmente, la sua nettissima somiglianza e conseguente confusione con ar-istos non può essere negata. Gli eufemismi in genere si formano
automaticamente, attraverso gli incroci,
in stati linguistici successivi a quelli più lontani nel tempo, spesso, a
quanto pare, ignorati o misconosciuti dai linguisti.
Lo stesso gr. ár-ist-on ‘colazione’ potrebbe confermare la mia
supposizione. Questo termine doveva avere il significato originario di ‘pasto’
che si specializzò come pasto del mattino
o pasto rompidigiuno (cfr. ingl. breakfast ‘colazione’, letteralmente
‘rompidigiuno’) perché venuto a contatto con una parola originaria per
‘digiuno’, il quale è molto simile ad un’idea di “manchevolezza (di cibo)” o di “vuoto (di stomaco)” che poteva essere espressa
dalla radice o due radici in questione, cioè ar- e ist-er-.
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