domenica 28 giugno 2009

Epiteti di Ade

Lo studio degli epiteti esornativi riguardanti l’Ade e il suo dio credo possa far riflettere seriamente su simili questioni anche coloro che, a torto o a ragione, nutrono dubbi sul mio metodo di interpretazione. Elenco alcuni epiteti. 1) Poly-sem-an-tor ‘che comanda su molti’ (sem-an-tor sarebbe letter. ‘guida, condottiero, colui che dà il segnale’; 2) Poly-koinos’ comune a molti’, il cui secondo membro richiama le espressioni kynee Aidou ‘l’elmo di Ade (che rendeva invisibile)’, e kyon Aidou ‘il cane dell’Ade o di Ade (Cerbero) di Omero, nonché il luogo di sepolture preistoriche in Olanda chiamato Hune-bedden’ letti degli Unni’ o, meglio ‘dei giganti’ come è volgarmente noto (cfr. ted. Hüne=gigante); 3) Poly-deg-mon o Poly-docos o Poly-dektes ‘che riceve molti’: dochos significa ‘recipiente’. Ora mi chiedo come sia possibile che ci si lasci ammaliare da questi significati superficiali alquanto cerebrali e artificiosi dato che esiste anche un 4) poly-andrion ‘luogo di sepoltura comune, cimitero’ che deve essere ragionevolmente inteso non come ‘(luogo) di molti uomini’ ma semplicemente come ‘sepoltura’ in quanto ‘fossa, cavità, casa’ in ambo i membri: infatti il termine significa anche ‘luogo di raccolta di uomini’, significato che sarà derivato da quello di ‘sala,casa’ : allora il secondo elemento originariamente doveva essere an-tron ‘antro, grotta, cavità’ e non aner, andros ’uomo, vir’. Poi, perché l’Ade dovrebbe ricevere ‘molti (uomini)’ e non ‘tutti (gli uomini)’? Io credo che quel poly- sia della stessa natura di pyla ‘porta’, di cui sarebbe guardiano il famoso Cerbero. Ci sono infatti diversi termini che ci danno man forte come il dialettale pugliese pulo ’conca carsica caratteristica della campagna pugliese’ oltre al serbo-croato polje ’bacino chiuso a fondo piatto tipico delle regioni carsiche’, greco phole-os ’grotta’, it. pula, lat. palea ’paglia, pula’, in quanto ‘rivestimento, buccia’: cfr. lat. pellis ’pelle’ e, quindi, lat. se-pel-ire, se-pul-crum nonché il secondo membro di it. casu-pola (per il secondo membro -pola cfr. il paese Polla-Sa., vicino alla ‘grotta di Polla’; la città di Pola-Istria, all’interno di una insenatura; la Grotta Polla, in una zona di tombe arcaiche a Sovana-Gr.); ecc. A non parlare delle illuminanti storielle che ci vengono dal mito, come quella del pescatore Diktys (cfr. greco dikty-on’ rete da pesca’: cfr. anche l’espressione diktyon Aidou’ la rete di Ade’, ad indicarne, credo, la ineluttabilità) dell’isola di Serifo che trova la cassa nella quale è racchiusa Danae e la porta dal re Poly-dekte, suo fratello ( nome che combacia con l’appellativo di Ade e spiega la ‘parentela’ del re con Diktys oltre a mostrare un’evidente somiglianza con la grotta Dikte a Creta, dove sarebbe stato partorito Zeus da Rea che lo voleva sottrarre alla voracità di Crono. Si racconta che Rea, mentre stava partorendo, premette le dita (si tenga presente il nome della grotta e il lat. digit-us ‘dito’) sul suolo e comparvero i Daktyloi ’Dita’, demoni che protessero Zeus. Mi pare che diverse parole possano rendere conto dei tratti del mito, come il gr. dik-ein’ gettare’, che rimanda all’idea di ‘spinta’ allo steso modo del lat. digitus, il quale per me equivale al concetto di ‘protuberanza’, una spinta verso l’esterno che dà ragione anche dei significati contenuti in lat. dic-ere ‘dire’, ted. zeich-en ’mostrare’, gr. deik-nymi ’mostro’. Interessante anche quello che dice Semerano su Eury-dike, a p. 228 del suo L’infinito: un equivoco millenario, a cui rimando. Dimenticavo di analizzare Poly-sem-an-tor che risulta pertanto composto di tre elementi tautologici con il secondo che combacia perfettamente con greco sema ‘segno, segnale, tomba’ , ed -an-tor che anche qui allude secondo me ad an-tron. Il ricorrente poly-, che formerebbe dei composti eufemistici secondo i più, lo ritroviamo nel termine Pl-ut-on ‘Plutone’ identificato con Ade e confuso con Pl-uto, dio della ricchezza avente la stessa radice di polys ‘molto, abbondante,ecc.’, di greco pim-ple-mi ‘riempio’, di greco ple-thos ’ folla, massa’, di lat. im-pl-ere ‘riempire’, lat. plus ‘più’. C’è anche il toponimo Plutonion ‘grotta di Plutone’, creduta l’ingresso dell’ Ade, oltre alla foiba Plutone. E non si può escludere a cuor leggero che la Palude stigia (palus stygia) non riecheggi, nell’appellativo, lo stesso Pl-uto (cfr. ingl. pool ’stagno, pozza, ansa profonda’ e anche ’profondità’ nei signif. figurati – deep pool of memory (profondo pozzo della memoria)-. Il verbo to pool significa anche ‘praticare un buco per mina’). In tutti questi esempi l’antica radice che indicava la ‘cavità’ e che si ritrova in greco pella 'secchio, vaso, coppa’ e in greco pel-ike ’coppa, tazza’, è andata a confondersi con quella più chiara nella coscienza del parlante, e cioè con quella di polys 'molto'.
Scientificamente l’unica cosa che conti veramente in questo frangente è secondo me il ricorrere continuo della radice pol, pel, ple che, vedi caso, ritorna anche in occasione del concepimento di Pluto, dio della ricchezza, quando la madre Demetra si congiunge con Giasione in un campo tri-polos ‘tre volte rivoltato o arato’ (Noi esaltiamo troppo la ‘fantasia’ degli antichi i quali invece non facevano altro che seguire scrupolosamente le parole della tradizione, perché senz’altro più disposti di noi a tendere gli orecchi all’insolito, allo strano, al magico, al divino, e certamente non potevano rendersi conto del tiro giocato nei loro confronti dalle stesse parole che trascoloravano nei significati di generazione in generazione, in un tempo in cui esse non erano nemmeno fissate nella scrittura. Resta comunque anche il fatto che Demetra era una dea ctonia, la cui figlia Persefone fu rapita da Ade) come dice Esiodo nella Teogonia, riecheggiando un passo dell’Odissea: ciò va spiegato con la postulazione di un significato necessariamente unico dietro la radice che non vale alcune volte molti uomini e altra volta molte cose (in Pl-utos oppure Pl-uton), ma che rimanda, con ogni probabilità, al mondo sotterraneo al di là dei vari significati superficiali con le relative spiegazioni (ce n’è sempre pronta qualcuna; anche Plutone sarebbe stato così chiamato per allusione alle ricchezze della terra in superficie o del sottosuolo: però in questo modo si potrebbero trovare gratuitamente dozzine di altre spiegazioni, come il fatto che l’aldilà è ricco di persone morte, o che Plutone, che rappresenta la morte, è il più saggio e più ricco di tutti gli uomini che si lasciano abbagliare dalle false ricchezze del mondo dei vivi!). In tri-polos, il secondo membro è messo dai linguisti in stretta relazione col lat. col-ere ’coltivare’, nel senso originario di ‘rivolgere’ la terra con l’aratro. Io non so se questo collegamento sia formalmente giusto, comunque sta di fatto che in greco polos ha il senso di ‘movimento circolare, rotazione, volta celeste, cielo, polo, globo terrestre’ , il che equivale a dire, per me, che la radice si prestava ad indicare anche la ‘cavità, la rotondità, la palla, ecc.’. Si potrebbe elencare una lunga serie di vocaboli che vanno dal lat. pila ‘palla’, al tibetano pulu ‘palla, da cui il gioco del polo , per tornare al franc. peloton ‘ gomitolo, palla, plotone’ , che assomiglia molto, vuoi per il significante che per il significato, a Plutone e con cui così si torna anche al concetto di ‘gruppo, massa’, presente anche nel franc. antico com-plot ‘gruppo, folla, complotto’. Una conferma di quanto detto è data da Tri-polje, nome di un sito preistorico dell’Ucraina e del relativo villaggio. Si tratta di una facies culturale in cui gli insediamenti, costituiti da case di legno o di clay bricks ‘mattoni d’argilla’, erano vicinisimi ai loro cimiteri che erano una duplicazione degli insediamenti stessi con locali rotondeggianti chiamati archeologicamente con la parola greca tholos ‘volta, casa a volta’ (cfr. ted. Tal ‘valle’). Anche la parola neios usata in questo caso per ‘campo’ sia da Omero che da Esiodo fa riflettere: essa è messa in relazione da taluni con la radice ni-,ne- di neio-then ‘dal basso, dal profondo’, nozione del resto inclusa anche in neiatos, neatos ’il più basso, il più profondo’ ma anche ‘estremo, ultimo’ , significato presente anche in neos (lat. novum 'nuovo' ). Quanto al greco Aides ’Ade’ il termine combacia col lat. aedes ‘tempio, casa’ perché inizialmente esso faceva riferimento alla cavità sotterranea degli Inferi , e del resto il nome Ade è spesso accompagnato da parole greche per ‘casa’. Quindi, a mio parere, sono da scartare le interpretazioni che rimandano all’ invisibilità (cfr. *a-(w)ides ’invisibile’), o a quella di ‘luogo d’incontro degli avi’ (anche se così intendevano gli antichi almeno riguardo all’invisibilità) modificando anche la scrittura della parola che oscillava tra la forma col dittongo iniziale (Haides) e l’altra senza (Aїdes). L’onestà intellettuale vuole che io citi anche un altro epiteto eufemistico riferito ad Ade da Eschilo e cioè nekro-deg-mon ‘accoglitore dei morti, cadaveri’ che potrebbe essere neoformazione del poeta modellata su poly-deg-mon, già presente nell’inno omerico a Demetra, ma potrebbe essere anche un composto tautologico più antico che richiederebbe un’analisi approfondita del primo elemento su cui ora sorvolo (cfr. comunque it. nicchia, ingl. nick ’tacca, gattabuia’, ingl. nickey ’tipo di barca’, e l’espressione oraziana delectari sale nigro ’dilettarsi di facezie pungenti’, esempi che sembrano deporre per un significato di 'cavità' della radice ). Ed è, quindi, ugualmente interessante introdurre ora anche il termine nekro-polis che indicava all’origine il cimitero sotterraneo di Alessandria d’Egitto e che, alla luce di quanto ho sostenuto precedentemente, non fa arricciare il naso se sostengo che il suo membro –polis solo accidentalmente rimanda al termine per ‘città’, essendo legato strettamente ai precedenti poly- e al concetto di ‘cavità’. Del resto anche il concetto di ‘città’ potrebbe derivare da quello di ‘abitazione, casa’. A conclusione di tutti questi esempi cade a pennello un ultimo epiteto relativo a ouranos ‘cielto, volta celeste’ costituito dallo strano poly-chalkos ‘ricco di rame, bronzo’ che, invece, richiama polos ’volta celeste’ nel primo membro e chalche ’guscio della porpora, voluta’ con la variante kalche, nel secondo, della stessa famiglia di kalyx ‘bocciolo, calice del fiore’ e di kylix ‘calice’, da cui il lat. calix ’calice’. Quando incontro esempi come questi che chiaramente non vanno sbrigativamente risolti tirando in ballo l’eufemismo ma solo col dare una spiegazione del dato assolutamente rilevante, ma misconosciuto dai linguisti, della insistita occorrenza della radice pol-, pel-, pl- nei supposti eufemismi, non riesco a trattenere un senso di sgomento verso coloro che, senza battere ciglio, passano oltre imperturbati e verso la loro meticolosa e ‘scientifica’ ricostruzione della vita delle lingue . In questi casi mi parrebbe perlomeno sensato porsi dei dubbi. Accenno in ultimo ad un’altra considerazione. La parola succitata ple-thos ‘folla, massa’ significa talora anche 'estensione, ampiezza, durata' ed apre così la porta ad altre considerazioni che vanno nella direzione del significato generico delle radici. Infatti essa non a caso tocca il campo semantico della parola platos ‘estensione, ampiezza, circuito, latitudine’ e di platys ‘esteso, ampio, piatto, piano, ecc.’, le quali non sono però collegate alla precedente dai linguisti, troppo fiduciosi nelle loro leggi fonetiche.
Sfogliando un dizionarietto tascabile di serbo-croato ho incontrato il sostantivo po-coj ‘riposo, pace, quiete’. La radice di lat. qui-es ‘quiete, riposo’ combacia con quella dell’elemento –coj e richiama il gr. kei-mai ‘giaccio, riposo, dormo, ecc.’, gr. koim-ao ‘metto a giacere’ da cui deriva anche gr. koime-terion ‘cimitero’, tutti significati che ruotano a mio avviso intorno a quello di ‘giaciglio, bassura, tomba’. Il cimitero non sarebbe quindi all’origine un ‘dormitorio’, ma indicherebbe semplicemente un luogo di sepoltura. In effetti un derivato di po-coj, e cioè l’aggettivo po-kojni, in serbo-croato significa ‘defunto, compianto’ , evidentemente dal significato etimologico di ‘giacente, in riposo’. Ora il prefisso po- è una preposizione dal significato un po’ vario rispondente all’italiano per oppure a, ma è anche forma abbreviata dell’avverbio pola, polu- che significa ‘mezzo, metà’. Se suppongo un legittimo originario *polu-cojni, antecedente o parallelo all’attuale po-cojni, ottengo un perfetto sosia dell’epiteto di Ade di cui sopra e cioè poly-koinos , spiegato dai linguisti con qualche difficoltà come ‘comune a molti’, e non a ‘tutti’, come sarebbe più logico. Ed è verosimile presupporre che i due significati di superficie del termine, quello greco (completamente erroneo) e quello serbo-croato (più prossimo a quello vero) derivino da una forma originaria comune che faceva diretto riferimento all’idea di ‘tomba, sepoltura, mondo sotterraneo, aldilà’. Certamente risulta difficile accorgersi di queste per me lampanti corrispondenze, una volta sepolto il significato di gr. poly-koinos e di tutti gli altri epiteti simili relativi ad Ade sotto la banalità e l'incongruenza di quei vari significati di superficie.
I latini se-pel-ire ‘seppellire’, se-pul-cr-um ‘sepolcro’ cui ho accennato sopra e che quasi tutti rimandano ad un verbo presente nel sanscrito dal significato di ‘onorare’, molto probabilmente sono composti della stessa radice pol, pel testé analizzata e simile a quella di lat. pellis ‘pelle’, come giustamente pensa Mario Alinei, una delle poche voci fuori dal coro. Il prefisso se- si ritrova secondo me sotto mentite spoglie sempre nel serbo-croato sa-hr-ana ‘sepoltura’, sa-hrani-ti ‘seppellire’ (cfr. serbo-croato po-hrani-ti ‘depositare, custodire’, in cui si ripresenta il prefisso po), sa-kri-ti ‘nascondere, celare’ (cfr. kri-ti ‘nascondere’). Esistono anche l’antico slavo po-gre-ti ‘seppellire’, il serbo-croato po-greb ‘sepoltura’ (cfr. ted. Grab 'fossa, sepoltura, tomba'). A questo punto c’è da supporre che il presunto suffisso –cr-um di lat. se-pul-cr-um sia in realtà un’antica radice tautologica rispetto alle altre della parola, in linea con la radice kr, hr dei diversi termini precedenti, corrispondente a mio avviso anche a quella di Ker-beros ‘Cerbero’, nome del famoso cane dell’ Ade.

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