Diversi mesi or sono, chiudendo l'articolo "I vàveze di Lecce nei Marsi e
le balàte siculo-calabre", osservavo che bisognava tener
conto anche dell'ingl. bould-er 'macigno,
ciottolo arrotondato' nello spiegare la parola leccese vàveze 'macigno'
che presuppone una forma latina balte-um, voce che nel dialetto
d'Aielli e di altri paesi della Marsica e oltre, ha dato come esito ugualmente vàveze, ma col
significato apparentemente tutto diverso di 'legaccio (per covoni di grano,
formato con steli di grano sapientemente intrecciati)', vicinissimo a quello
latino di 'cintura, bandoliera'. Anche nel dialetto genovese vausu, vauzu valgono 'pietra, macigno'.
Ora, trasponendo
in italiano il testo in dialetto aiellese del poemetto Paponeide (cfr. Giuseppe Gualtieri, Paponeide, Grafiche
Di Censo, Avezzano 2004), ho letto la nota n° 40 esplicativa del gioco a
vota (it. 'a volta') e
ho così appreso che il votë era
un sasso rotondo del volume di un uovo,
verso il quale una schiera di adolescenti, a turno, cercava di lanciare il più
vicino possibile monetine d'identico valore. Il votë, quasi
maschile di vota, deve rimandare ad
un precedente *voltë, quasi uguale a danese bolt 'palla' e
ad ingl. bould-er 'ciottolo,
macigno' di cui parlavo prima. La sua rotondità, inoltre,
mette ben in evidenza il valore di fondo di lat. balteum 'cintura',
e cioè avvolgimento, in stretto rapporto,
quindi, con ted. Walze
'cilindro, rullo' e con a. a. ted. walz-an 'girare, rotolare'.
Su questa idea
di rivolgimento è basato tutto il gioco. Infatti il giocatore
che ha mandato la propria moneta , che è rotonda, più vicino
al votë, anch'esso rotondeggiante,
le raccoglie tutte e ne forma una catasta, cioè un rotolo, e
poi col votë stesso cerca di rovesciarle, verbo che secondo l’etimo significa rigirare (erano
state composte tutte a testa in su, e lui si appriopierà solo di quelle che sarà riuscito a capovolgere). Un macigno, per altro, anche
quando è irregolare, resta sempre una massa o protuberanza grosso modo
rotondeggiante, e così bisogna dedurre che i concetti, nella nostra mente, si
tengono saldamente per mano, nel senso che essi formano una lunghissima catena in
cui gli ultimi anelli, in conseguenza delle leggere variazioni successive, non
assomigliano apparentemente più agli anelli iniziali della serie. Sempre a
Lecce i massi piccoli vengono chiamati pall-ùttë, qualunque sia la loro forma,
tondeggiante, puntuta o comunque irregolare. Ma noi, nel rintracciare i
significati originari delle parole, siamo ancora abituati a ragionare
sostanzialmente secondo i principi logici aristotelici, i quali secondo me
rispecchiano solo la fase mentale successiva a quella primitiva, quando il
significato si era inevitabilmente specializzato: di conseguenza duriamo fatica
ad accettare e comprendere che, nella mente dell' homo loquens, una palla equivaleva
concettualmente ad una massa informe, che un cerchio condivideva
i suo significato profondo con quello di un cilindro, di
una sfera o anche di un monte, e che
una valle rimandava anch'essa alla medesima idea generale di
fondo. A conferma di ciò si incontrano in toponomastica monti e valli designate,
ad esempio, col nome Cerchio e suoi derivati. Inoltre
non riflettiamo ancora abbastanza sul fatto che " (...) In tutta l'epoca
moderna , quasi ogni progresso nella scienza, nella logica o nella filosofia,
si è dovuto compiere sotto forma di opposizione alle teorie di Aristotele"
(1).
Il gioco
della vota si praticava soprattutto nel periodo
natalizio che era caratterizzato, presso i popoli antichi, da feste solstiziali
in onore del Sole che, in quel momento dell'anno, inverte la
sua rotta nel cielo tornando a promettere calore e vita ai miseri mortali: non
è affatto da escludere, quindi, che dietro il gioco della vota si celi un'allusione
anche al rigirarsi del Sole (cfr. ted. Sonnen-wende
' voltata del sole, solstizio').
Concludendo,
credo torni utile far notare, in base a quanto ho detto, che l'it. volta (dial. vota)
non deve necessariamente rinviare ad un supposto *volvita (dal
lat. volvere 'girare') come pensano i linguisti, ma ad una volta o bolta, varianti
di toscano balta 'ribaltamento, rovesciamento' e di it. ri-balta, i quali non debbono a loro volta fare salti
mortali per dimostrare la propria origine, come invece sostiene il Devoto (3)
che considera balta un incrocio di balza e volta. Queste
voci secondo me fanno tutte parte ab ovo della grande famiglia
testè individuata di ted. Walze 'cilindro,
rullo', dan. bolt 'palla', lat. balteum 'cintura',
voci leccesi vàveze e pall-ùtte, le quali, oltre a presentare una
somiglianza innegabile se si pensa alla forma originaria di vàveze (balte -um),
mostrano un gioco d'alternanza vocalica simile a quello di parole semitiche.
(1) Cfr. Bertrand Russell, Storia della filosofia occidentale, Ed. Club del Libro su licenza della Longanesi, 1982, p. 209.
(2) Cfr. Alfredo Cattabiani, Calendario, Mondadori S.p.A., Milano, 2004, p. 238.
(3) Cfr. Giacomo Devoto, Dizionario etimologico, Ed. CDE S.p.A., Milano, 1984.
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